La geolocalizzazione estende la “Snack Culture” anche al turismo?

Movies, TV, songs, games. Pop culture now comes packaged like cookies or chips, in bite-size bits for high-speed munching. It's instant entertainment – and boy, is it tasty

Molti di voi si ricorderanno lo speciale sulla snack culture di Wired del 2007 dove si spiegava come la fruizione “snack” di contenuti e informazioni e la modalità di produzione degli stessi si estendesse a tantissime categorie.

La scrittura ne è un esempio lampante: il fenomeno del microblogging, gli haiku giapponesi e più semplicemente gli sms. A questo proposito mi fa piacere segnalare l’esperimento lanciato da Andrea Contino “WhyIBlog” perfettamente in linea con questa tendenza:

Ho deciso di raccogliere in un arco di tempo non precisamente stabilito, diciamo da qui a un mese, le vostre spiegazioni sul motivo che vi spinge a tenere in vita il vostro blog. Ben conscio del fatto che chiedere a tutti di scrivere un post al riguardo sarebbe ingiusto e probabilmente non riscuoterebbe l’attenzione che vorrei, vi chiedo di farlo attraverso un semplice Tweet quindi con un testo di massimo 140 caratteri.

Molto sfidante per me che non ho il dono della sintesi 😉

Il cortometraggio è uno snack cinematografico che trova la sua massima espressione in progetti come "The 1 Second Film". Anche nell’animazione troviamo casi celebri come i corti Pixar ed esempi più recenti come i webisodes della nuova property di Mattel “Monster High”.

La cultura snack è fortemente visibile anche nel gaming ed è diventato un vero e proprio business con lo sviluppo delle applicazioni iPhone.

E ancora pensiamo allo “snack shopping” con il proliferare dei one-day deals come Woot, siti che mettono in vendita un solo oggetto per una sola giornata, ovviamente a condizioni molto vantaggiose.

Si potrebbe associare ogni manifestazione della snack culture ad una particolare innovazione o fenomeno digitale: l’evoluzione delle piattaforme video online, i servizi di microblogging, l’e-commerce, il mercato delle apps e così via.

Mi chiedo se la geolocalizzazione e servizi come Foursquare, Facebook Places e a quanto pare anche Twitter non stia estendendo la snack culture anche al turismo.

Non più, o meglio non solo, guide con pagine e pagine di descrizioni di monumenti, cattedrali e piazze ma brevi notizie e curiosità come fa Travelitalia che grazie a Foursquare può geolocalizzare i suoi tweet e trasformarli in tips.


Per altri esempi di utilizzo di Foursquare in chiave turistica vi consiglio di leggere il post Geolocalizzazione e turismo.

Io personalmente apprezzo questa modalità di produzione e di fruizione delle informazioni, riesco a trovare il tempo per leggere un tip e magari è uno stimolo per ulteriori approfondimenti.

Nel medio-lungo periodo vedo però due criticità: l’invasività e la ridondanza dei contenuti.

Se il numero dei contatti e il numero dei tip cresce presto potremmo trovarci a leggere tantissimi tip molto simili tra di loro che si materializzano uno dopo l’altro in automatico sullo schermo del telefonino non appena fatto check-in.

Immagino che questo problema sarà già stato preso in considerazione da Foursquare (ammetto di non aver fatto ricerche in merito) e magari sono già in fase di implementazione dei filtri per la visualizzazione dei tip legati ad un rating associato ai nostri contatti, alle interazioni fatte a livello assoluto con il tip o ad una combinazione delle due variabili, oppure più semplicemente un sistema di riconoscimento dei tip che ti avvisa se è già presente qualcosa di analogo con la possibilità di editarlo come se fosse un wiki.

Dall’altra mi sono immaginata la nascita di nuovi servizi e nuove realtà come gli “aggregatori di tips”.

Circa 2 anni fa parlavo della ricerca del filtro perfetto, tema valido anche oggi se pensiamo alla continua ricerca di modalità per selezionare, aggregare e appunto filtrare il gran numero di notizie, post, tweet ed in generale stimoli informativi con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Avremo bisogno di un filtro ancher per i contenuti prodotti all'interno dei servizi dei geolocalizzazione?

Forse in futuro nasceranno servizi che aggregheranno i tips degli utenti per tipologia, come fa Liquida con i post, e invece di leggerli tutti, sceglieremo di visualizzare quelli di un unico account che li selezionerà per noi in base alle nostre preferenze o ai nostri contatti.

Che ne pensate? È l’antibiotico che mi fa vaneggiare o c’è qualcosa di potenziale in quello che ho scritto? 🙂

L’applicazione Wired per iPad: Design e Details. What else?

Ieri ho partecipato all’evento di presentazione dell’applicazione Wired, US ovviamente, per iPad.

Il tema della serata "We(b) love Magazine" era la necessità e la capacità di Wired di tradurre un prodotto cartaceo, già di per sè innovativo nel design, in un prodotto digitale fruibile non solo su iPad ma in generale sui diversi tablet in commercio, sui telefoni cellulari e su tutti i PC (a differenza degli altri editori che si stanno concentrando esclusivamente sulla nuova creatura di casa Apple).

Dopo l’introduzione di Riccardo Luna relativa al primo anno di vita di Wired Italia la parola è passata a Scott Dadich e Jeremy Clark che hanno parlato del processo di trasformazione della rivista in App con una dimostrazione live delle caratteristiche del primo numero.

I due interlocutori hanno sottolineato la necessità di tenere in considerazione due aspetti nel momento in cui hanno dovuto affrontare questa sfida:

Design matters.

Details matters.

Design e Details, traducibile in maniera molto grossolana in Grafica e Contenuti, sono stati a mio avviso ben reinterpretati nell’applicazione considerando gli spazi di manovra e gli ovvi limiti con cui si sono dovuti confrontare.

Certo, si può fare molto, ma molto di più. Purtroppo non è stata prevista, o è dovuta saltare per motivi di tempo, la sessione di questions da parte del pubblico altrimenti avrei lanciato la mia mano in aria e avrei dovuto scegliere tra uno di questi temi per formulare la mia domanda:

  1. Functions
  2. Web Integration
  3. Advertising

FUNCTIONS

Per quanto riguarda le funzionalità sarei curiosa di capire se nelle evoluzioni previste o ipotizzate verranno implementati tools di bookmark e tagging, non necessariamente "social" ma "personal", una sorta di traduzione digitale dell’orecchietta che si fa alle pagine delle riviste. Mi immagino la possibilità di creare una sorta di numero personalizzato di Wired da aggiornare continuamente con i contenuti preferiti delle diverse uscite.

Sempre in merito al primo tema mi sono chiesta se e come pensano di introdurre servizi di share dei contenuti. L’app è a pagamento quindi non mi riferisco alla condivisione dell’intero numero ma di parti dello stesso, in particolare quelli creati ad hoc per la versione digitalizzata. Se da una parte si offre un servizio all’utente, dall’altra è comunque un modo per promuovere e dare visibilità alle innovazioni introdotte dall’applicazione rispetto alla versione cartacea e far crescere il desiderio di mettere le mani o meglio le dita sulla rivista formato app.

A questo proposito ho notato oggi alcuni commenti all’applicazione su iTunes tra cui questo

Digitally crippled! A mere PDF with videos 🙁 No sharing! No bookmarking! No previous button! No copy/paste! No special layout for touch screens! No pinching or zooming!

segno del fatto che probabilmente molti altri si stanno chiedendo se "è tutto qui" o se le future evoluzioni dell’app comprenderanno funzionalità aggiuntive e non solo "design" e "details".

WEB INTEGRATION

Durante la demo non ho visto nessun tipo di rimando al sito di Wired. Dato per assunto che i due prodotti hanno una vita editoriale propria non escluderei la possibilità di creare un ponte tra i due all’interno dell’applicazione colmando tra l’altro l’assenza di alcune funzionalità come quelle descritte sopra e quindi un possibile percepito lacunoso nei confronti dell’app.

La notizia interessante comunicata ieri da Riccardo Luna è che in autunno uscirà una nuova versione del sito, e più precisamente la deadline è l’8 ottobre, giorno della consegna del Nobel per la pace a cui è candidato anche Internet.

ADVERTISING

Come stanno ripensando le creatività stampa nel passaggio da carta a app?

Probabilmente questa sarebbe stata la domanda che avrei scelto ieri perchè credo quella di maggior interesse non solo per me ma per il pubblico presente (l’evento era principalmente rivolto alla media community da quello che mi è parso di capire).

Personalmente ho tantissima aspettativa nei confronti di questo tema ed in particolare nei confronti di Condé Nast, che sta puntando molto sulla sua anima creativa, e di Wired che si è distinta per approcci innovativi nell’uso della rivista come strumento di comunicazione pubblicitaria (in particolare mi viene in mente l’advertising "tematico" presente nel numero dedicato allo sbarco sulla Luna ).

In conclusione posso dire di non aver provato personalmente l’applicazione quindi evito toni entusiastici o critici e li rimando al post-test! Se c’è qualcuno che l’ha provata mi farebbe piacere sapere quali sono state le sensazioni, le impressioni e le riflessioni sul futuro di questo prodotto. Nel frattempo aspetteremo l’uscita della versione italiana prevista per dopo l’estate.

iPad: nuovo device, nuove opportunità?

In questo ultimo periodo si è sentito tanto parlare del fenomeno iPad, il nuovo device di Apple presentato da Steve Jobs.

Ho letto diversi post sul tema per cercare di farmi un’opinione e ancora non ci sono riuscita ma proverò a riassumere comunque alcuni temi chiave e a condividere qualche riflessione.

Perchè l’iPad sta suscitando tanto interesse?

Innanzitutto perché è Apple, l’azienda che dopo aver rivoluzionato il mercato dell’hardware e quello della musica digitale ha stravolto anche quello della telefonia cellulare con il lancio dell’iPhone e del suo App Store. Quindi la seconda domanda sorge spontanea:

L’iPad sarà un altro device di successo?

Come sempre ci sono gli entusiasti e gli scettici.

Partiamo dalla prima categoria di cui il leader è ovviamente Steve Jobs. Secondo Jobs iPad è migliore di un iPhone e migliore di un computer relativamente ad una serie di task: browsing, email, photos, video, music, games, ebooks. Se da una parte, infatti, lo schermo più grande consente una migliore fruizione di pagine web, foto, video ed in generale delle applicazioni rispetto ad un telefono cellulare, dall’altra l’assenza della tastiera elimina un ingombro non necessario quando si vuole utilizzare un device principalmente per navigare, leggere, e più in generale per scopi non professionali. Jobs definisce l’esperienza di utilizzo di un iPad più "intima" rispetto ad un laptop.

Gli stessi punti di forza vengono visti dagli scettici come punti di debolezza: se una persona ha già a disposizione un iPhone e un laptop non ha bisogno di un iPad.

Il task sul quale tuttavia si stanno scornando (si fa per dire) scettici ed entusiasti è l’ultimo: ebooks.

L’iPad è un rivale di Kindle e dei suoi fratelli?

Ho recentemente lanciato una specie di sondaggio su Friendfeed per mettere a confronto i due prodotti e vedere le reazioni spontanee.

Riassumendo (e banalizzando) si potrebbe dire che le possibili risposte sono di due tipi:

  • Sì, hanno più o meno le stesse dimensioni ed entrambi permettono di leggere eBook.
  • No, sono due prodotti diversi destinati a due target diversi con bisogni diversi.

Tra i Sì abbiamo le seguenti varianti:

  • Sì, ma è meglio Kindle perchè ha la tecnologia adatta per leggere libri interi in formato digitale
  • Sì, ma è meglio iPad perché ha molte più funzionalità rispetto a Kindle, non è solo un ebook reader.

Ci sono tantissimi post e articoli che mettono a confronto i due prodotti quindi evito di dilungarmi sull’argomento.

Per quanto mi riguarda la mia risposta è “Sì hanno più o meno le stesse dimensioni ed entrambi permettono di leggere eBook” e mi sembra eccessivo affermare che si tratta di due prodotti diversi, con target diversi e in grado di soddisfare bisogni diversi.

Sono assolutamente d’accordo con chi dice che per leggere un libro di narrativa è meglio Kindle, ed in generale la categoria dei reader dotati di schermo e-ink ma è anche vero che ci sono tantissimi altri libri che si prestano ad una modalità di lettura più “snack” come ad esempio una guida di viaggio, un manuale di istruzioni, un vocabolario o un libro di normativa come il Codice Civile.

Avere la possibilità di portarsi in viaggio cinque guide non una può essere un grosso vantaggio, magari insieme ai libri di arte con la descrizione dei quadri che andremo a vedere, per non parlare dell’opportunità di cercare una legge semplicemente inserendo nel campo di ricerca il numero o la descrizione e non dovendo aprire un grosso e pesante tomo scomodo se si è in movimento.

Ho sempre pensato che gli e-reader in generale potessero avere un punto di forza rispetto alla carta in questo genere di pubblicazioni, ma ammetto che la mia convinzione è legata al fatto che in questo momento preferisco ancora leggere un libro sfogliandolo, sottolineando i passaggi che più mi colpiscono a matita e mettendo le orecchiette alle pagine per ricordarmi a che punto sono arrivata.

L’arrivo dell’iPad ha rafforzato ulteriormente il mio pensiero, facendo un passo in avanti. Se il vero successo dell’iPhone è strettamente legato al mercato delle apps, il successo dell’iPad sarà credo legato alla capacità di sviluppare un’offerta di prodotti editoriali, ed in generale di applicazioni, in grado di sfruttare al massimo le potenzialità del device.

Provo a fare qualche esempio:

  • Un libro di arte con una navigazione interattiva: toccare diversi punti del dipinto per avere ulteriori dettagli, cliccare sul nome dell’artista per vedere altri dipinti e vederli geolocalizzati (e magari scoprire mentre si è al Musée d’Orsay che a Parigi esiste un intero Museo dedicato a Picasso)
  • Una guida di viaggio con integrato Google Maps
  • Libri di storia in grado di farci rivivere davvero il passato: se mi trovo al Circo Massimo potrò vedere nello schermo del mio iPad una rappresentazione di quello che era quel prato verde duemila anni fa (mi viene voglia di tornare studente al solo pensiero) e magari vedere la corsa delle bighe di Ben Hur.
  • Libri di advertising multimediali: invece di ingegnarsi a trovare delle modalità comode per visionare i link inseriti in libri di marketing e advertising come nel caso di Invertising di Paolo Iabichino sarà possibile visionare direttamente sull’iPad i video delle campagne citate e approfondire i case study.
  • Librogame “infinito”: vi ricordate i librogame, i libri in cui la storia dipendeva da alcune scelte che si prendevano nel corso della lettura con la possibilità di avere diversi finali e diversi percorsi da seguire? Con un iPad si potrebbe costruire un librogame potenzialmente infinito, da aggiornare con nuovi percorsi e nuovi finali.
  • Comics "personalizzati": recentemente mi è capitato di notare diversi tool e attività di comunicazione in cui viene richiesto di creare personaggi dei fumetti; all’interno di un libro di comics interattivo si potrebbe dare la possibilità al lettore di creare il proprio personaggio e vederlo prendere vita all’interno di un racconto. I fumetti in generale meglio si prestano per uno schermo a colori come quello dell’iPad rispetto a quello in bianco e nero degli altri e-reader sul mercato (e a questo proposito già si parla di un futuro Kindle a colori in grado di contrastare la possibile concorrenza dell’iPad).

Non mi sono soffermata sulle possibili implicazioni “social” di un prodotto editoriale creato appositamente per l’iPad. Nel post “What, Who, Where (e When): qual è il futuro dei servizi online?” avevo immaginato un servizio in grado di segnalarmi il ristorante giusto in base ai criteri che avevo indicato (What = cucina indiana), vicino al luogo in cui mi trovato (Where), con giudizi positivi da parte dei miei amici che ci erano già stati (Who) recentemente (When).

Ora mi immagino una guida di viaggio con inserita all’interno questa applicazione. Le apps sviluppate per l’iPhone possono quindi arricchire i prodotti creati per l’iPad.

Quali possono essere quindi le opportunità legate all’arrivo di iPad? E chi può giovarne?

Le opportunità possono essere potenzialmente molte e ne possono giovare in tanti: sviluppatori, editori, brand, il mercato delle apps è “aperto” a differenza di quello editoriale.

In particolare ho letto articoli con toni speranzosi e ottimisti nei confronti di

  • Editori di magazine: l’iPad potrebbe essere il device che dà finalmente nuova vita ai magazine, grazie allo schermo a colori e alla navigazione multimediale. Condè Nast ha già annunciato lo sviluppo di un’applicazione iPad per GQ e in futuro per Wired (US ovviamente). Un articolo interessante per approfondire questo tema è “Can E-readers and Tablets Save the News?” di Mashable
  • Sviluppatori di gaming: le caratteristiche tecniche dell’iPad, in primis il touch screen, sono ideali per alcune categorie di game come i giochi di strategia, i physics games come Crayon physics e i board games (su uno schermo grande come quello dell’iPad si potrebbe giocare a Monopoli o a dama su un unico device). Vi consiglio di leggere “10 Potential iPad Games and Concepts to Build (Plus Bubble Ghost)”.

L’ultima categoria di aziende e persone che potrebbe avvantaggiarsi dell’arrivo dell’iPad è rappresentato da coloro che saranno in grado di sfruttare l’effetto “iPad fevercreando gadget e merchandising dedicato: in questo senso un caso emblematico è rappresentato da iMaxi l’iPad case a forma di assorbente creato sulla scia degli sfottò generati da uno dei possibili significati del termine Pad (non solo taccuino ma anche pannolino).

In generale il mio consiglio è di non sottovalutare l’iPad perchè i limiti tecnologici si superano e le potenzialità di sviluppo di un mercato legato a questa categoria di device e ai relativi prodotti mi sembra ci siano.

In attesa di farmi una vera e propria opinione monitoro le valutazioni e i commenti degli altri. A questo proposito ho salvato i link che ho trovato interessanti su delicious con il tag ipad delicious.com/lafra80/ipad.

X1 Xperia Test: Lo shopping natalizio

Dopo anni di presenza nella cosiddetta blogosfera è arrivato anche per me il momento del “test”.

Quasi tre mesi fa, mentre ero oltremanica, mi scrive Cristiano (anche se per me è e sempre rimarrà lo Zio) e mi dice:

ti ho inserito in una prima lista di blogger a cui proporre la prova del nuovo Sony Ericsson Xperia. Ti interessa riceverlo e smanettarci a piacimento?

E io

io sono una grande smanettona soft web ma poco hardware quindi il mio benchmark sarebbe molto basso

Io le mani avanti le ho messe ed ho fatto bene, ho già letto alcune recensioni di alcuni amici (che mi sono state utili a capire come sfruttare al meglio questo pezzo avanzato di tecnologia che mi sono portata in giro nelle ultime settimane) e mai potrei pensare di scrivere una recensione così dettagliata e professionale.

Bene e quindi? Va bene, va bene ora vi dico cosa ne penso e quali sono a mio avviso alcuni punti di forza e di debolezza del X1 e poi vi mostro il mio “test”.

L’X1 è un gioiellino e in quanto tale non è per tutti. All’inizio pensavo che non fosse per me. Io prediligo un telefono che abbia alcune funzionalità di un computer non un pc tascabile che sia anche in grado di fare telefonate e ricevere SMS. Io uso il telefono per parlare, inviare messaggi, scattare fotografie, navigare su internet, chattare, twittare, giochicchiare, scrivere note, segnarmi impegni e date di compleanno nel calendario. Invio anche email ma usando Gmail non un client di posta elettronica.

Quindi se il tuo profilo è quello descritto sopra e se non hai intenzione di sacrificare la lunghezza delle tue unghie per essere più comoda a scrivere con la mini tastiera qwerty, allora forse ci sono altri telefoni che possono soddisfare le tue esigenze.

Ma, c’è sempre un ma, l’X1 è pur sempre un gioiellino e se hai la fortuna di averlo tra le mani non riesci a non portarlo sempre con te, a renderlo parte integrante della tua vita e dei momenti della tua giornata (e a sfoggiarlo con amici e colleghi).

Io l’ho fatto, l’ho testato nella mia vita di tutti i giorni e ora vi racconto i risultati del mio "test", ossia l’X1 come strumento di supporto allo shopping natalizio.

QUESITO

Cosa compro alle Pine (alias amiche storiche de LaFra) per Natale?

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L’IDEA

Trovato! Le città nel sacchetto di Muji. Cosa sono le città nel sacchetto? Questa è Londra, dal sacchetto alla mia libreria.

Londra nel sacchetto - Muji

Compro una città diversa per amica in base al significato che ogni città potrebbe avere per ognuna di loro.

Vado sul sito di Muji per controllare quali città nel sacchetto esistono

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Perfetto! Prendo Parigi alla Dani, Barcellona all’Ila, l’Italia alla Vale e New York alla Nò.

Mi reco da Muji in Via Torino.

Muji Via Torino

(foto scattata con l’X1)

L’INTOPPO

Mannaggia! Manca New York e ora? Chiedo alla commessa e mi dice che sono disponibili nel negozio di Corso Buenos Aires.

Esco dal negozio. Passa un giorno. Sono pronta per completare la missione "città nel sacchetto".

Mi reco in Corso Buenos Aires.. sì ma quale numero? Corso Buenos Aires è lunghissimo!

Rivado sul sito di Muji, controllo il numero civico e vado su Google Maps per vedere a che altezza è.

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IL LIETO FINE

Missione compiuta. Ogni amica ha ora la sua città nel sacchetto 🙂

Le Pine con le città nel sacchetto

GRAZIE

Grazie allo Zio per avermi dato la possibilità di testare l’ "icsuno". Mi sono proprio divertita 🙂

LaFra si diverte con l'X1

Cannes Lions 2008: Nokia e il 4th screen (o 1st?)

Uno dei workclass a cui ho partecipato a Cannes è stato quello di Nokia intitolato "4TH screen or 1st screen?"   

Dopo il cinema, la televisione e il pc arriva il quarto schermo, il display del nostro telefono cellulare; la domanda iniziale, ovviamente provocatoria, è legata alla considerazione che forse è più opportuno considerare come primo schermo in ordine d’importanza proprio il telefono cellulare.

Jeremy Wright And Mark Freeman di Nokia Interactive Advertising hanno iniziato la loro presentazione con il video "The fourth screen" che mostra l’evoluzione dal primo al quarto schermo sottolineando come il secondo e soprattutto il terzo schermo abbiano reso l’esperienza visiva e interattiva sempre più privata e individuale ( …even solitary, the sense of community felt real, but it was virtual) e come invece il quarto schermo abbia ribaltato questa prospettiva riportando le persone all’esterno

(il video e parte della presentazione sono visibili anche nella sezione Lions + sul sito CannesLions.com previa registrazione)

Hanno continuato il loro intervento mostrando foto prese da un gruppo su Flickr che mostrano il contenuto della borsa di diverse persone, e i tre elementi che non mancano mai sono portafogli, chiavi e telefono cellulare. Io avrei aggiunto che dipende dalla borsa: ci sono quelle borsette mignon dove a malapena puoi metterci il gloss, figuriamoci il portafogli (non preoccupatevi ho tenuto questa considerazione per me).

Non so di quale gruppo si tratti ma ho scoperto che ce ne sono diversi con questo tema. Eccone alcuni:

A differenza degli altri schermi quindi il cellulare ha l’indiscutibile vantaggio di essere sempre "at arm’s reach" tradotto in italiano "a portata di mano" (chissà perchè dicono "a portata di braccio", anche questo ho evitato di chiederlo).

Come possiamo utilizzare il mobile creando engagement? Innanzitutto approcciandolo in modo più corretto, sfatando alcuni miti, tra cui:

  • "It’s only a tiny screen"

Hanno risposto a questa "illazione" affermando che se guardi lo schermo del cellulare da vicino è più o meno come vedresti lo schermo televisivo da lontano (hanno mostrato una foto simile a quella in basso) ed è la metà della risoluzione dello schermo dei primi pc.

Personalmente trovo che queste giustificazioni lascino un po’ il tempo che trovano ma sono d’accordo con il fatto che considerare la grandezza dello schermo un limite invalicabile all’utilizzo del telefono cellulare come strumento di comunicazione sia sintomo delll’incapacità di analisi delle potenzialità del mezzo. Come dicevo anche all’interno dei commenti a un mio precedente post sono convinta del fatto che l’insuccesso di molte iniziative sia difficilmente imputabile alla natura del mezzo.

  • "Mobile is just a snacking medium" ossia all’interno del panorama media il mobile è un mezzo che viene utilizzato per togliersi uno sfizio e non ha una reale utilità per gli utenti.

A questo proposito i relatori hanno mostrato la corrispondenza tra i contenuti della BBC online e mobile e hanno sostenuto che ricerche a loro disposizione dimostrano come agli utenti piaccia leggere il testo anche su un dispositivo mobile.

Io personalmente utilizzo il telefono per controllare la mia gmail, per chattare con messenger, per controllare facebook e ogni tanto per scorrere un po’ di feed non letti. Pago un abbonamento di 2 euro a settimana (ma potrei pagare 6 euro al mese) con 3 per navigare in rete. Quando invece uso Fring per aggiornare il mio twitter pago uno sproposito di traffico dati che preferisco non quantificare.

Il problema delle tariffe purtroppo difficilmente potrà portare al decollo del mobile che tutti, utenti e aziende, si aspettano. Basta dare un’occhiata alla bufera che si è scatenata in rete con le tariffe di Vodafone per l’iPhone per rendersi conto del fatto che questa situazione ha davvero stancato e ha ormai del ridicolo.

Il futuro dell’advertising online (classico) non è “social”

I social networks sono ormai da tempo al centro dei pensieri di molti addetti al marketing e alla comunicazione perchè sono coscienti del fatto che lì potrebbe risiedere il loro target, sia esso di vendita che di comunicazione, e non sanno come raggiungerlo.

Regole di comunicazione che sono valide in un contesto non possono avere ovviamente la stessa efficacia in altri, ed è per questo che Google non ottiene gli stessi risultati sul suo motore di ricerca e su MySpace. Il motivo è ovvio: se nel primo caso la scelta di navigare in Google Search è legata alla specifica esigenza di cercare e soprattutto trovare qualcosa nel più breve tempo possibile, nel secondo invece è connessa ad altri obiettivi, classificabili sarà ovvio dirlo di "networking".  Come scrive Joshua Porter nel suo post "Why Social Ads Don’t Work" non a caso Google si pone come obiettivo di continuare a ridurre il tempo che gli utenti trascorrono all’interno del suo motore di ricerca, perchè questo vuol dire che gli stessi sono riusciti a soddisfare velocemente il loro bisogno, mentre Facebook mira ad ampliare quanto più possibile il time-per-visit dei suoi iscritti.

Lo stesso messaggio pubbilcitario può quindi essere percepito in maniera completamente differente a seconda del contesto: se all’interno del motore può essere utile perchè pertinente con la mia ricerca, all’interno di Facebook è fastidioso perchè decontestualizzato (ci si potrebbe scrivere un libro su questo.. o qualcuno lo ha già fatto??) e antiestetico.

Se sono all’interno di un social network difficilmente cliccherò su un banner/messaggio pubblicitario che mi porterà in un altro sito allontanandomi dal luogo virtuale in cui mi ritrovo, è come se fossi in un pub e per provare una birra diversa da quella che bevo solitamente dovessi uscire e recarmi in una nuova discoteca, magari bellissima ma dove non conosco nessuno e non mi sento altrettanto a mio agio: non sarebbe meglio farmela bere nel mio solito amato pub insieme ai miei amici?

In sintesi

the context is entirely different. When you’re in search mode, you are playing by different rules

L’analisi dei primi risultati relativi ai "social ads" confermano appunto la teoria secondo cui il presupposto per far sì che l’utente interagisca con i messaggi pubblicitari sia che in quel momento sia più o meno esplicitamente alla ricerca di qualcosa, e quindi questi sono alcuni dei contesti in cui si ottengono i ritorni migliori:

  • Searching
  • Shopping
  • Traveling

Proprio qualche giorno fa Mauri, il mio compagno di scrivania, mi ha raccontato di aver trovato un interessante sito sul Canada se non ricordo male mentre navigava in Turisti per Caso cliccando su un annuncio pubblicitario.

Questo ci porta a fare qualche prima considerazione anche sugli esiti della ipotetica futura guerra tra Microsoft+Yahoo e Google: benchè gli strumenti di posta elettronica e di community dei primi due siano più forti non riusciranno a monetizzare gli stessi risultati in termini di advertising di Google Search. Questo ci fa inoltre capire perchè gli investimenti e gli sforzi maggiori da parte dei tre colossi siano incentrati soprattutto sul mobile e sulle maps: quando le persone accedono ai servizi mobile sono in movimento e quindi in unfamiliar places with the same old needs, stiamo quindi cercando sia una destinazione sia dei servizi che ci possano essere di supporto lungo il tragitto. Proprio per questo motivo Joshua conclude il suo post affermando che maps and mobile are the future of advertising.

Le osservazioni interessanti però continuano all’interno dei commenti:

Innanzitutto ci si interroga sull’efficacia dei messaggio all’interno dei blogs: che differenza c’è tra l’advertising su MySpace e quello nei blogs, ossia i risultati in termini di CTR non dovrebbero essere più bassi? La risposta è NO, e questo grazie alla visibilità che i blog hanno all’interno delle SERP, ossia delle pagine dei risultati di ricerca. A differenza dei social network infatti i blog vengono spesso visitati in quanto all’interno dei risultati di una ricerca ed essendo l’utente in quel momento nel cosiddetto "seach mode" è più propenso a continuare appunto questa ricerca cliccando sui messaggi presenti nei blog: User searches, user clicks through to blog, user clicks ad. Ed è proprio per questo motivo che un blog riesce a guadagnare quanto più è focalizzato su un argomento (vi consiglio a questo proposito il post di Tagliaerbe "Tematizzare: il primo comandamento SEO")

Altri utenti riflettono su usi migliori dei social network:

  • Better-Targeted Ads: benvenga la pubblicità nei social networks, ma solo se fortemente contestualizzata ed interessante per il target, anche perchè i social network offrono a volte un livello notevole di segmentazione dei consumatori. L’esempio fatto è quello di Dogster la community dedicata agli amanti dei cani, "a dream marketing opportunity for a company like… Pup-peroni, marca di cibo per cani, che è infatti uno degli sponsor del sito. Ho notato che una delle campagne di advertising visibile in questo momento è il lancio del doppio DVD Platinum Edition della Carica dei 101, più contestualizzato di così 🙂
  • Brand Building e Sponsorship: già all’interno del post Joshua aveva spiegato che la presenza di pubblicità all’interno dei social network non sia legata necessariamente al tentativo di portare gli utenti sul proprio sito, costringendoli quindi a lasciare il proprio "space", ma perhaps they are simply for brand-building purposes…you see the brand and it has a subconscious effect…you don’t change what you were doing but the brand is somehow strengthened in your mind from the ad impression. A questo proposito nei commenti si parla di opportunità di Sponsorship, come ad esempio nel caso appena visto di Dogster, perchè è vero che gli utenti continueranno a vivere la loro vita virtuale e a fare "networking" ma saranno riconoscenti al brand che permette loro di fare tutto questo, probabilmente memorizzandolo e diventandone consumatori. Onestamente non credo che sia così semplice ma potrebbe essere più efficace del semplice messaggio; ovviamente bisognerebbe in qualche modo misurare l’efficacia di un’azione di questo tipo in relazione anche all’investimento che è indubbiamente più elevato rispetto ad un messaggio pubblicitario.
  • Panel Research e Paid reviews: ci sono molte potenzialità in questo senso, ma anche in questo caso è necessario tenere bene a mente le caratteristiche intrinseche dello strumento che impongono trasparenza e rispetto.

Ultime due considerazioni prima di chiudere questo lunghissimo post:

  • Quando pensate a MySpace, a Facebook o agli altri social networks è importante ricordare la sfera personale in cui volete entrare: "Despite what advertisers think, my Facebook account is MY personal space… please don’t bug me on it.". Attenzione, la pubblicità in questi contesti non solo potrebbe non sortire nessun effetto, ma potrebbe essere addirittura controproducente.
  • Gli utenti abituali dei social networks li conoscono come le loro tasche, forse meglio, alcuni potrebbero navigare al loro interno anche ad occhi chiusi quindi possono tranquillamente sfuggire all’esposizione di messaggi pubblicitari. Esattamente come nella vita reale alcune persone have an amazing ability to filter out ambient noise in places they frequent and i believe this also plays a part in the lackluster results of ads.

Scusate se sono stata prolissa ma non volevo omettere nessun dettaglio degno, a mio avviso ovviamente, di rilievo e di essere esplicitato.

Voi cosa ne pensate? Queste considerazioni valgono anche per il mercato italiano?

Come creare una versione “mobile friendly” del tuo blog

Io ci sono riuscita e quindi ci potete riuscire anche voi 🙂

Basta usare Mofuse, ossia la fusione tra Mobile e Fusion come ci spiega Veronica Marasco in un video di ictv che inserisco qui visto che viene data una descrizione passo passo di come creare una versione mobile del proprio blog.

Trovo ovviamente importante sottolineare la possibilità, grazie all’inserimento di un codice PHP nel file header del proprio blog, di indirizzare automaticamente gli utenti che digitano www.lafra.it con il proprio telefonino alla versione mobile così da non dover salvare/ricordare un altro indirizzo.

Ecco alcune immagini della preview online del mio blog.

 

 

In sostanza l’utente visualizza prima l’elenco dei titoli dei post e poi eventualmente il dettaglio, senza dover caricare subito tutta la pagina.

Siccome con la tecnologia sono un po’ come san tommaso ho lanciato un appello su Twitter per chiedere se qualcuno aveva la possibilità di testare la versione mobile e i tre tester che si sono proposti mi hanno confermato che si naviga senza problemi. Grazie a Francesco, Andrea e Antonio per essersi proposti :-).

Che ne pensate? In realtà vorrei già argomentare questa scelta ma magari lascio le mie considerazioni ad un post successivo, e nel frattempo cerco di raccogliere le vostre prime impressioni.

Technorati technorati tags: , , ,

Quanti modi ci sono per ordinare una pizza? Il caso Pizza Hut

Conosco Pizza Hut da diversi anni visto che a Londra è ormai un’istituzione e devo dire che la loro pizza mi piace, soprattutto quella con la stuff crust, ossia la crosta farcita (sono una di quei loschi individui che avanza la crosta, beh non sempre ma il più delle volte).

Ma torniamo al titolo del post: quanti modi ci sono per ordinare una pizza? Pizza Hut ti consente non solo di ordinarla telefonicamente ma anche online, via mobile browsing, via sms e mentre stai giocando a EverQuest II.

  • Internet: Save your playlists, review your favorite orders, manage your order locations and pre-order up to seven days in advance…register today for Pizza Hut® Internet Ordering and get great deals online! Un servizio utile ad esempio per gli uffici e più in generale per le aziende, meno per le famiglie ma pur sempre un’alternativa.
  • Mobile Browsing: Pizza Hut ha ottimizzato il proprio sito in modo che sia facilmente navigabile anche con tutti i telefonini con accesso a WWW. Try the mobile version of PizzaHut.com made just for your mobile phone. Browse the complete menu on the go and order at your convenience.
  • SMS: mandando un semplice SMS è possibile ordinare le pizze.

Peccato che non sia esattamente così. Il servizio, di cui si è parlato anche in Italia circa due settimane fa, prevede infatti le seguenti fasi:

Pizza Hut Mobile
 
  1. Andare sul sito Registrarsi/Loggarsi
  2. Andare nella pagina My Account
  3. Aggiungere il proprio numero di cellulare, che automaticamente verrà associato al proprio account web.
  4. Creare una playlist, ossia effettuare un ordine e salvarlo.
  5. Attribuire all’ordine un nome (one or two letters is recommended) e una descrizione. Ad esempio nome: F e descrizione Family Dinner
  6. Scrivere un SMS con testo O spazio e Nome dell’ordine/playlist che hai inserito sul sito (quindi nel caso dell’esempio O F) e inviarlo al numero di PizzaHut (sperando che tu l’abbia salvato nella rubrica)
  7. Leggere SMS di risposta con il riepilogo del tuo ordine.

Semplice no?

Ora immaginiamoci alcuni possibili scenari:

  • Non ho salvato il numero di Pizza Hut nella mia rubrica. Fine del gioco.
  • Sono in giro e voglio ordinare una pizza ma non ho mai creato una playlist sul sito. Fine del gioco.
  • Voglio ordinare una prosciutto e funghi, una capricciosa e un calzone ma la playlist che ho salvato è prosciutto e funghi, margherita e calzone (ma chi cavolo voleva la margherita??). Fine del gioco.
  • Ordino la pizza per tutta la famiglia, che stranamente vuole le stesse pizze di settimana scorsa, e scrivo F O. Mi arrivano a casa 10 pizze invece di 3: F stava per Friends, il name per l’ordine famiglia era C (Casa). Stupido che non sei altro: non hai controllato attentamente il messaggio di conferma ordine.
  • Se hai dei dubbi puoi comodamente inviare HELP allo stesso numero e ricevere un SMS con i comandi tra cui LIST, inviare LIST e ricevere l’SMS con le playlist che hai inserito tra cui F, inviare F per sapere cosa hai inserito in quella playlist e scoprire che è la lista Friends (senza l’elenco delle pizze), inviare LIST per vedere se trovi la playlist della famiglia, provi inviando C e scopri che corrisponde a CASA. Non ti ricordi quale pizze avevi associato a quella lista. Fine del Gioco.

Ad esclusione del primo punto, ma non facevi prima a chiamare??? 😉

  • Gaming. Circa due anni fa era stato lanciato il servizio di ordinazione all’interno del videogame Everquest II ma ora non so se è ancora attivo o se viene in qualche modo utilizzato. L’ho scoperto solo di recente e l’ho trovata un’iniziativa originale soprattutto ora che c’è molto interesse nei confronti dell’in-game advertising. Il sito comunque è attivo.

Riassumendo: la multicanalità è cosa buona ma non basta aprire un canale SMS se poi è impossibile da usare. MAI dimenticarsi del KISS :-D!

Comunque questo modello di Business credo che allo stato attuale in Italia sia alquanto impraticabile, voi che dite?

Vi vengono in mente altri settori dove funziona bene la multicanalità o dove potrebbe funzionare bene?

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Cosa c’è nel futuro di Apple? Arriva la CEO di Avon.

Cosa c’è nel futuro di Apple? Come mai Steve Jobs ha dato una poltrona alla CEO Avon?
Questi sono alcuni dei possibili scenari delineati nell’articolo di Wired:

  • Strategie di comunicazione e/o di vendita dedicate alle donne
  • Miglioramento della propria Corporate Social Responsibility
  • Programma di m-commerce in China sfruttando l’expertise di Avon (scenario interessante per iPhone)
  • Nuovo modello di retail in China orientato alla forza vendita

Di seguito alcuni estratti dell’articolo. Che ne pensate?

clipped from www.wired.com

 
Avon cosmetics CEO Andrea Jung is taking a seat on the board of Apple. Why? Good question.
 

Jung is the first woman to sit on Apple’s board in a decade, and that she heads up one of the most feminine companies in the world. Avon touts itself as the "company for women," empowering millions of female entrepreneurs. The world of technology is distinctly male, but if there’s a high-tech company that appeals to women, it’s Apple.

 
Jung is an expert in marketing on a global scale
 
Jung is also an expert in corporate social responsibility
 
In China, Avon has set up an m-commerce program that allows sales reps to order cosmetics, track orders and set up accounts over their phones
 

In China, Avon isn’t a pure direct-sales operation. Instead, it operates a hybrid model that blends 5,500 retail stores, or beauty boutiques, with 130,000 direct-sales reps.

 
Perhaps Jobs is thinking of setting up hundreds of small Apple boutiques all over China
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