L’ITALIA LASCIA IL SEGNO…se lo dicono loro…

Mercoledì sera sul treno mi sono messa a sfogliare 24 minuti e l’occhio mi è cascato subito a pag 6 sul nuovo logo per il turismo italiano presentato da Prodi e Rutelli: la sigla it dove la i è in corsivo nero con il puntino di colore rosso e la t di colore verde stilizzata a ricordare la forma della Penisola. Sarà deformazione professionale ma provo subito ad immaginarmi l’utilizzo di questo nuovo logo in diversi contesti e mi chiedo se nel documento che descrive la progettazione e le modalità di utilizzo del logotipo è stato indicato come vincolante l’uso dello sfondo bianco, così da avere sempre l’effetto cromatico del tricolore, o se è stato effettivamente ipotizzato l’utilizzo di questo logo su sfondi diversi… sarei proprio curiosa di vedere il documento (perché per presentare il logo sarà stato realizzato un documento vero??) ma capisco che possa risultare una richiesta un po’ azzardata 😉
Distolgo lo sguardo dalla foto di Rutelli con in mano il cartoncino ritraente il logo (ma Prodi ha avuto quella faccia per tutto il tempo della presentazione? … va bene torno in tema) e leggo l’articoletto:

Un nuovo logo per l’Italia: una grande It, […], accompagnato dalla scritta “L’Italia lascia il segno”.

Mi perdoni chi ha partorito il claim ma ho sorriso perché nella mia testolina un po’ complicata l’immagine del segno è stata associata ad una bella cicatrice sul viso, sì di coloro che proveranno a non accettare questo nuovo logo.
Ok, suona un tantino un po’ eccessivo, ma vedo questo nuovo simbolo, che dovrebbe rappresentare a livello mondiale il nostro paese, come un’imposizione. Non so, forse sto esagerando, ma io non sono molto sicura di voler essere rappresentata da quel segno. Forse risulterò un po’ audace ma questa non dovrebbe essere una scelta che spetta agli italiani?
Poi chissà, magari avrà vita breve, dopotutto il nuovo logo è solo la punta di un iceberg che rischia di sciogliersi molto in fretta: avete visto il tanto atteso sito www.italia.it? Se, come prevedo, avrete voglia di sfogare il vostro malcontento vi consiglio di farlo qui dopo aver letto l’accurata analisi di Enrico, aka Catone!

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LOCH NESS X 3: Voglia di Scozia, Campagna WWF e il “fratello” plesiosauro

Non vi succede mai che uno stesso argomento, di cui magari non sentite parlare da tempo, ve lo ritroviate davanti più volte nel giro di pochi giorni? L’argomento in questione è Loch Ness, non il lago scozzese ma il mostro che dovrebbe abitarlo.
Settimana scorsa mentre eravamo a Londra, io e Uragano abbiamo pensato al fatto che sarebbe stato bello tornare la prossima estate e magari fermarsi una settimana anche in Scozia. Allora io scherzosamente ho detto “Sìììì, così andiamo anche a vedere Loch Ness”, ovviamente Uragano era molto contento di questo mio interesse verso la famosa leggenda :——–) eheheh.
Comunque, fatti personali a parte, lunedì torno in ufficio e leggo qualche blog qua è là tra cui anche Advertising for Peanuts ed ecco che mi ritrovo la ben nota foto scattata a Nessie in uno dei soggetti della campagna pubblicitaria di WWF, “WWF MYSTERIES”, dove il messaggio, comunicato a mio avviso in maniera molto chiara ed originale, è che se non adottiamo le misure necessarie per presevare alcune specie animali, tra qualche anno riuscire a vederle e a fotografarle sarà più difficile che fotografare il mostro di Loch Ness, perchè saranno a forte rischio estinzione.

Ieri Lochness di nuovo: sono sul treno e sfoglio il nuovo freepress 24 minuti e a pagina 4, nella sezione Attualità, leggo: “Il mostro di Loch Ness ha un sosia. È un dinosauro ritrovato al Polo Sud”. L’articolo spiega che in Antartide è stato rinvenuto uno scheletro fossile, un plesiosauro vissuto 70 milioni di anni fa, che ha una forte somiglianza con il leggendario mostro: il collo sarebbe identico.

Insomma, la spiegazione di questa insistenza da parte di Nessie a voler comparire in svariate situazioni, decisamente slegate tra di loro, è ovviamente una: vuole che andiamo a conoscerla 😉

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“Top of the Blog: gli influenti della Blogosfera”: the weekend after

Le Biciclette Originally uploaded by lafra.

 

Il titolo iniziale del post era "Top of the Blog: gli influenti della Blogosfera: the day after" ma condizioni fisiche avverse non mi hanno permesso di avvicinarmi troppo al pc in questi due giorni 🙁 Questo mi ha permesso però di farmi precedere da altri bloggers per la descrizione dell’evento, in particolare vi consiglio i seguenti link:

  • Il resoconto di marcoziero
  • Il resoconto di Luca Conti di Pandemia
  • L’esperienza di nicolamattina che ha partecipato all’evento via skypecast.
  • Sul blog di Lele Dainesi è possibile scaricare le slide in formato .pdf e leggere l’elenco dei famous bloggers presenti
  • Il commento critico di Mafe sull’evento (anche in questo caso seguito via skypecast)

Insomma vi ho dato un po’ di materiale da leggere 😉 Per quanto mi riguarda ho trovato l’evento piacevole, forse anche perchè è stato il primo a cui ho partecipato più come blogger "lafra" che come project manager della mia azienda, anche se i due ruoli sono in qualche maniera strettamente interconnessi tra di loro. Tornando all’incontro, posso dire che adoro gli esempi pratici, ed ecco cosa ho scoperto:

  • In Germania esiste un blog chiamato BILDblog che nasce con l’intento di correggere gli errori del noto giornale tedesco BILD. Le segnalazioni sono talmente attendibili che alcuni lettori preferiscono leggere prima il blog del quotidiano per apprendere immediatamente gli sbagli in cui potrebbero incappare
  • In America ci sono molte "mummy bloggers", argomento che mi interessa particolarmente visto che prima o poi anch’io sarò una mamma (prospettiva ancora molto lontana eh?) e di cui ho parlato anche nel forum di GT.
  • Sono andata a vedere il tanto criticato blog "7 in Condotta" e condivido solo parzialmente le critiche sul fatto che non sia corretto considerare questo blog come uno dei più "influenti" nella blogosfera italiana (in seconda posizione dopo Beppe Grillo). Condivido solo perchè faccio fatica a far rientrare Sette in Condotta nella mia personale idea di blog e non condivido perchè è indubbiamente una presenza influente nella websfera, di cui la blogosfera fa ovviamente parte. Insomma come ha sostenuto anche Stefano Vitta durante il convegno, un blog può essere quanto più serio, dettagliato, affidabile possibile ma non sarà mai influente come Totti che dice "NO PROBLEM" in televisione, e allo stesso modo la maggior parte dei giovani continuerà a visitare 7 in Condotta piuttosto che altri blog considerati più autorevoli dalla blogosfera. A questo punto bisognerebbe capire se con influenza si intende se questa debba essere considerata a livello di blogosfera o di websfera, perchè nel secondo caso la componente giovanile è ovviamente predominante (non so se questo aspetto è stato chiarito durante il convegno o meno, qualcuno può aiutarmi?)Aggiungo i miei personali complimenti ai webmaster di Sette in Condotta perchè è un’iniziativa molto simpatica, discutibile indubbiamente, ma capace di strapparti qualche risata

Da un punto di vista di esperienza personale è stato divertente dare un volto ad alcuni bloggers che conoscevo solo di nome e in alcuni casi solo attraverso qualche fotografia. Come dicevo ad Andrea Signori di Marketing Routes e a Zio Burp, che ringrazio per avermi fatto compagnia durante la pausa mangereccia (è stato davvero un piacere) probabilmente di nome conoscevo almeno metà delle persone presenti, avrei dovuto urlare "EHI SONO LA FRA, QUALCUNO MI CONOSCE?" per far uscire un po’ di bloggers dall’anonimato. Ad esempio non ho visto nè Sperymarcoziero, la prossima volta ci attrezzeremo meglio, con fiore nel taschino o maglione agghiacciante assolutamente riconoscibile 😉 Oppure basterebbe vestirsi come i fratelli di Sette in Condotta, un po’ stile Johnny Depp in "Paura e delirio a Las Vegas" eheheh

 

(purtroppo la mia foto non è il massimo :-\) FOTO SU FLICKR Le mie (bruttissime, scattate con il cell) Lago (belle) Aghenor (Stefano Vitta) zarrelli Andrea Beggi …altri???

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“Chi informa non partecipa”: articolo di Luca Conti (Pandemia) su Nova :-)


E come per magia scopro che Luca Conti di Pandemia ha scritto proprio ieri su Nova un articolo intitolato “Chi informa non partecipa” che sottolinea in maniera brillante il difficile rapporto tra i quotidiani italiani e internet.
Sul suo blog ha pubblicato anche il link per scaricare il pdf dell’articolo che vi consiglio di leggere.
Bellissima la metafora utilizzata per illustrare il rapporto tra i quotidiani e internet come apertura dell’articolo:

Una coppia di amanti in cui, nonostante il colpo di fulmine iniziale e dieci anni di convivenza, la scintilla dell’amore non è riuscita a spegnere quel sentimento di diffidenza che, di tanto in tanto, affiora.

Bravo Luca 🙂

Essendo riuscita a recuperare il numero di ieri in ufficio, sono riuscita anche a notare il trafiletto posto accanto all’articolo di Luca che pubblicizza un nuovo libro intitolato “Giornali.it. La storia dei siti internet dei principali quotidiani italiani” di Andrea Bettini che “racconta l’evoluzione del giornalismo online, ormai punto di riferimento per milioni di persone.
La magia sta nel fatto che la ricerca condotta sui siti di 50 giornali italiani ha trovato ispirazione da quella realizzata dal Bivings Group… di cui ho parlato neanche mezzora fa nel precedente post! Se non è coincidenza questa 😀 (e va beh dai mi emoziono per poco…)
Comunque la premessa con la quale questo libro è stato scritto mi sembra buona quindi è molto probabile che sarà uno dei miei prossimi acquisti!
Avrei potuto aggiornare il post precedente ma ho preferito dare giusta visibilità ad entrambe le notizie 😉

“9 Ways for Newspapers to Improve Their Websites” (anzi 18)

Tra i feed di oggi mi ha incuriosito molto il titolo dell’articolo pubblicato su CNET NEWS “Can Web 2.0 save newspapers?“, perchè in questo periodo si sta parlando davvero molto delle differenze tra bloggers e giornalisti nel modo di approcciarsi al web e soprattutto delle carenze che le testate giornalistiche hanno nei confronti della propria presenza su internet.
L’articolo su CNET invita i lettori a scoprire quali sarebbero le 9 modalità per i giornali di migliorare i propri siti internet secondo il Biving Group, agenzia americana di consulenza per la comunicazione.
L’elenco ha scatenato le reazioni di molti che tra i commenti hanno indicato ulteriori consigli da dare alle testate giornalistiche su quale dovrebbe essere il giusto approccio nei confronti del web. Alla lista originale di 9 punti + 1 se ne è aggiunta un’altra scaturita dai commenti dei lettori.
Di seguito i 18 punti tradotti in italiano:

  • 1. Usare i TAGS
  • 2. Inserire i feed RSS
  • 3. Integrare le funzionalità dei siti “social”, come Del.icio.us e Digg
  • 4. Inserire link ai post dei Blog che affrontato il tema
  • 5. Eliminare ogni forma di registrazione
  • 6. Collaborare con i Bloggers locali
  • 7. Creare diverse modalità di visualizzazione dei contenuti (ad es. quelli più letti o quelli più “bloggati”)
  • 8. Modernizzare la grafica del sito
  • 9. Imparare da Craiglist (dalla sua semplicità)…personalmente non sono molto d’accordo
  • 10. Consentire la visualizzazione dei contenuti su dispositivi mobili (cellulari e PDA)
  • 11. Dare la possibilità agli utenti di commentare GIUSTISSIMO
  • 12. Migliorare le funzionalità di ricerca
  • 13. Migliorare l’HTML (renderlo quanto più possibile “pulito” per migliorare le performance del sito e diminuire i tempi di attesa di caricamento della pagina)
  • 14. Focalizzarsi su notizie regionali e locali
  • 15. Rendere pubblici i propri archivi
  • 16. Creare versioni multilingue del sito
  • 17. Offrire contenuti supplementari (il web non dovrebbe limitarsi a riportare l’articolo scritto sul quotidiano ma dovrebbe consentire all’utente di approfondire l’argomento
  • 18. Rendere pubbliche tutte le lettere scritte alla redazione con la possibilità di commentarle