Quality Entertainment per famiglie: La Web Com di Dixan

Recentemente ho parlato della web tv series americana “In the Motherhood”, definendola “un prodotto innovativo che coniuga l’autenticità degli user-generated contents, con la qualità e la continuità di una produzione seriale televisiva”.

Ho inoltre espresso qualche considerazione in merito alla possibile replicabilità di un format analogo in Italia

Se volessimo ipotizzare la sua "applicabilità" o "replicabilità" in Italia è ovvio che bisognerebbe considerare il fatto che i webisodes rappresentano ancora un fenomeno di fruizione limitata ma ci insegnano anche che puntare su elementi apprezzati dal target come la qualità della produzione e soprattutto la serialità possono comunque generare un seguito di pubblico interessante e rappresentare delle leve per la diffusione di forme analoghe di intrattenimento.

Sono quindi rimasta favorevolmente colpita dall’idea che precede la realizzazione di “Formato Famiglia”, la web com firmata Henkel creata per in occasione della campagna di lancio di nuovo Dixan liquido.

Il format permette di raccontare aneddoti e gag di una famiglia italiana tipo che diventeranno occasione per richiamare i diversi plus del prodotto. Il 5 giugno i primi tre episodi di ‘Dixan Formato Famiglia’ (in tutto la prima serie ne ha in programma 20) saranno presentati in anteprima a Milano presso Uci Cinemas Bicocca, precedendo una proiezione speciale di Sex and the City. Le avventure della ‘Famiglia Macchietta’ saranno anche al centro dell’iniziativa che porterà il nuovo Dixan Liquido in tour per tutta Italia [fonte Pubblicitaitalia]

La sit-com racconta con ironia le piccole avventure quotidiane di una famiglia italiana spiata dall’oblò di una lavatrice e vanno in onda sul sito www.dixan.it e sui canali Fox life e Sky vivo [fonte articolo di ItaliaOggi]

Analogamente a “In the Motherhood” anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un esempio che potremmo definire di “Quality Entertainment”: grazie ad un brand “enabler” nasce un prodotto online ipoteticamente di qualità (il regista è Giuseppe Recchia, lo stesso di Zelig, Colorado café e Love bugs). ) in grado di intrattenere il proprio target di comunicazione di riferimento.

Le principali differenze invece con la serie televisiva americana online dedicata alle mamme sono:

  • Non è esclusivamente online, ma è multicanale (internet, cinema e canali satellitari)
  • Manca una componente UGC presente invece nella “sceneggiatura” degli episodi di In the Motherhood (le storie sono basate sui racconti delle mamme). Tuttavia durante il tour verranno fatti dei provini per entrare a far parte del cast e diventare un protagonista d’eccezione.

Per quanto riguarda la multicanalità vi riporto gli estratti dall’articolo di ItaliaOggi dove vengono spiegate le scelte relative al canale satellitare e alle sale cinematografiche.

«La scelta dei canali dipende dal posizionamento degli stessi», racconta Pofidio, «Fox life è per esempio il contenitore ideale per le sit-com sul bouquet satellitare, Sky vivo racconta invece le storie di tutti i giorni. Entrambe sono in perfetta linea con il nuovo consumatore cui Dixan vuole parlare». […] Il lancio della nuova campagna Dixan è legato, con un evento questa sera a Milano, all’uscita del film Sex and the City. Perché «Dixan è un grande successo sullo scaffale del supermercato», conclude Pofidio, «e abbiamo voluto legarci al più grande successo televisivo degli ultimi anni per dichiarare l’obiettivo della nuova campagna: centrare il primato anche nei contenuti della comunicazione, oltre che nel prodotto».

Ovviamente non ho ancora visto le puntate della sitcom ma vorrei chiedervi come giudicate dalle premesse questo tipo di operazione di comunicazione. Spero che la qualità dell’iniziativa in termini soprattutto di capacità di intrattenimento sia più simile a Love Bugs che a Casa Bonduelle (di cui ora che ci penso avevo parlato un anno e mezzo fa).

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Dagli UGC ai VC2: Current arriva in Italia

Ieri sono andata anch’io a Roma per “incontrare” Al Gore all’evento di lancio della sua Current TV in Italia. Dico anch’io perchè sono stati davvero tantissimi i blogger che si sono presentati fuori dal Teatro Ambra Jovinelli dalle 13:30 in poi per accreditarsi.

Visione di un "pod" italiano
 
E tantissimi sono i post / foto / video già pubblicati in rete da parte di coloro che hanno partecipato. Mi servirò di estratti di qualcuno per raccontare il mio "punto di vista" sull’evento (così nel frattempo vi segnalo qualche risorsa interessante per approfondire l’argomento con altri punti di vista).
 
Perchè tanto buzz?
 
Forse è meglio fare una piccola premessa partendo dal principio: Cos’è Current?
Sintetizzo il trafiletto "su Current" presente nel comunicato stampa: Current è il primo canale che integra pienamente televisione e internet in una piattaforma attiva 24 ore su 24 […] unendo il giornalismo alla partecipazione dello spettatore; si rivolge ai giovani adulti ed è attualmente visibile negli Stati Uniti e in Inghilterra in oltre 51 milioni di case […]
 
…integra pienamente televisione e internet… Current è un canale televisivo con un suo palinsesto e un sito internet.
unendo il giornalismo alla partecipazione dello spettatore… il 30% circa del palinsesto sarà costituito da filmati creati dagli utenti e caricati nel sito di Current. In più i filmati trasmessi in televisione, che Current chiama POD,  saranno decisi sulla base delle votazioni espresse dagli utenti sempre sul sito internet.
si rivolge ai giovani adulti… è un target di persone dai 18 ai 34 anni definito in questo modo per esaltarne la maturità che spesso non viene riconosciuta, soprattutto nella fascia più giovane.
e con l’aggiunta del canale 130 di Sky Italia…  Current ha stretto un accordo con Sky che trasmetterà il palinsesto in un canale dedicato.

Credo che a questo punto la risposta alla domanda l’avrete già trovata da soli: non siamo di fronte ad una nuova web tv o ad un clone di YouTube, ma ad un nuovo modo di fare televisione che cerca di coniugare l’autenticità degli user-generated contents, con la qualità e la continuità di una produzione televisiva.

Proprio per questo motivo non si è mai parlato di UGC bensì di VC2 (il 2 in realtà è alla seconda) ossia di Viewer-Created Contents, ossia i video creati dagli spettatori creati in modo da mostrare il proprio singolare punto di vista.

[stefano vitta]

come mi ha sottolineato Tommaso, il primo obiettivo di Current non sarà solo quello di offrire spazio e tools, ma di permettere agli utenti di usare tali strumenti con perizia. Ne è un esempio l’area training (link quella in inglese visto che quella italiana è “in arrivo”) dove trovare veri e propri manuali per creare al meglio i propri video e risorse come librerie musicali libere da vincoli di copyright

A questo proposito aggiungo che nella cartella stampa consegnata ai blogger era presente anche un documento intitolato "Sviluppo e Realizzazione dei Pod – le cose da sapere prima di cimentarsi".

[orazio tassone]

Saranno evitati i soliti gattini e video amatoriali di bassa qualità (almeno questa è la promessa)

Al Gore ha sottolineato come in molti riconoscano la presenza in Current di contenuti video di qualità. La qualità è quindi sempre di più un requisito indispensabile per far emergere un contenuto autoprodotto e lo user-generated content in quanto tale non è più così appealing come un tempo, ma su questo tornerò magari più avanti.
 
Perchè Al Gore?
 
Current TV per chi non lo sapesse è un’emittente televisiva indipendente guidata dall’ex vice presidente USA Al Gore e dall’imprenditore Joel Hyatt. La TV andò in onda per la prima volta a mezzanotte del 1 agosto 2005. Una seconda rete, attiva nel Regno Unito e in Irlanda è operativa da marzo 2007 tramite la piattaforma Virgin Media (tratto da Wikipedia, che è stato già aggiornato con la novità del lancio in Italia).

Al Gore crede fermamente che Current sia una manifestazione di democrazia, valore in cui crede molto e che ha ripetuto più volte nella giornata di ieri.

[isayblog]

Parla di libertà, Al Gore, di democrazia, pluralismo, di nuova chance. Queste le parole che ritornano, quasi come un’ossessione. Un’ossessione cui tutti i presenti in sala sembrerebbero volerci credere.

[ecoblog]

Current è stata fatta per dare respiro alla democrazia. Se sempre più persone si informano, diventeranno una maggioranza, e i governi dovranno poi tenerne conto

 

 

Perchè l’Italia?

Al Gore sostiene che l’Italia sia un paese con una grande tradizione creativa, soprattutto nel campo cinematografico, e che ci sono talenti inespressi.

 

Perchè Sky?

Ce lo spiega Al:

[tvblog]

Ringrazio Sky per l’apertura che ha dimostrato nei nostri confronti. Nelle trattative che abbiamo avuto con Sky per Current non c’è mai stato nessun tentativo di controllarci. E io non ho nessun filo che lega i miei movimenti. Manderemo in onda tutto quello che riterremo giusto, non subiremo condizionamenti da governi o corporation. Nessuno ci impedirà di mandare in onda qualche cosa che abbiamo deciso di trasmettere. E poi è meglio fare bancarotta e chiudere piuttosto che piegare la schiena

Personalmente ho trovato questa uscita sulla bancarotta un po’ eccessiva, però bisogna riconoscere che Al è pur sempre un politico (anche se "ex") americano.

 

Perchè i Blogger?

Le organizzatirici dell’evento forse se lo stanno ancora chiedendo, non siamo affatto un pubblico facile, ma l’idea era ovviamente quello di colpire quel target di utenti che da un parte possono partecipare attivamente attraverso la produzione dei contenuti dall’altra possono segnalare Current ad altri utenti e invogliarli a vederla e a votare i POD sul sito internet.

Come ha spiegato Al Gore l’obiettivo di Current è quello di migliorare continuamente la qualità dei propri contenuti e l’aumento della qualità è proporzionale all’aumento dell’utenza/audience.
Per non parlare ovviamente della visibilità mediatica che la blogosfera è stata in grado di generare attorno all’evento, prima, dopo e durante!
 
Perchè i Giovani Adulti?
Come vi dicevo prima il target a cui si rivolge Current è quello dei Giovani Adulti 18-34 anni. Molto sensata la domanda di Kay Rush in merito alla fascia di età stabilita: "E noi?".
Oggi Kay ha ripreso l’argomento sul suo blog:

L’aspetto che mi ha lasciato più perplesso è stato quello del limite d’età a chi può inserire materiali […] Voglio dire, una TV libera però indirizzata solo alle persone tra 18-34? Prima di tutto, non mi piacciono i limiti in internet, poi, quella fascia d’età significa una cosa negli Stati Uniti ed un’altra qui in Italia. Negli States, una persona esce di casa a 18 anni ed è già un adulto in tutti sensi. Lo sappiamo che in Italia non è così, voglio dire, 18-34 in America è come 30-44 qui. Comunque, ripeto, sono contraria a questi limiti inutili. Lui ha risposto che non era un vero limite, che era solo per creare qualcosa per i giovani, bla bla bla però alla fine, è così: una televisione in internet creata e gestita da gente over 34 (anche Tommaso Tessarolo, che è il direttore di Current TV Italia ne ha 35) per ragazzi tra i 18 – 34. Mah

Sono d’accordo con lei.

 

Perchè Robin Good è rimasto fuori ad aspettare?

Non era d’accordo con la modalità scelta per porre le domande ad Al Gore. Le domande sono state poste nei giorni precedenti sul sito di Current. Le 15 più votate sono state quelle poste ieri, quindi viene reso merito al fatto che le domande venivano poste dagli utenti e scelte dagli utenti ma non che non ci fosse la possibilità di fare domande davvero "live", senza che Al Gore avesse la possibilità di conoscerle prima dell’evento e di prepararsi le risposte. Forse la protesta di Robin Good è servita perchè esaurite le 15 domande è stato possibile farne altre.

 

Perchè Kay ha parlato degli stivali di Al?

Ve lo lascio immaginare 🙂
 
 
 
Si va beh, bella cronaca, ma tu cosa ne pensi?
Me lo ha chiesto anche Erasmo Catavolo di roma-citta.it fuori dal teatro. Vi mostro il video (mi scuso se ad un certo punto si vede visibilmente che sto masticando una cicca… )
 
 

Sono sempre più convinta che io non sia fatta per la videocamera. Molto meglio le mie adorate foto faccioni:

con giovy e stefano (autore e coautore del live blogging)

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con i googlisti

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con mr prestigio

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con nicola

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con vincenzo

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con Lele

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 Tutte le altre foto fatte le trovate su Flickr.

Vi lascio con questa foto delle mani di GIovy sulla tastiera del suo Asus EEE PC (lo voglio) durante il liveblogging.

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La web tv series dedicata alle mamme: In the Motherhood

Avevo segnalato In the Motherhood su Twitter già un po’ di tempo fa ma era indubbio che avrei dedicato anche un post a questa iniziativa americana di cui sono ormai diventata una fan accanita!

Si tratta di una divertente serie televisiva fruibile esclusivamente online in un canale dedicato sul sito di MSN le cui protagoniste sono tre donne (tra cui Jenny McCarthy) alle prese con il difficile ruolo di mamma.

A rendere In the Motherhood ancora più interessante è la componente "user-generated": le storie alla base dei vivaci webisodes sono ispirate ai racconti che le mamme pubblicano sul sito e che vengono votati dagli utenti; il racconto vincitore diventa il soggetto del prossimo episodio. Si può quindi dire che questa web tv series è un prodotto innovativo che coniuga l’autenticità degli user-generated contents, con la qualità e la continuità di una produzione seriale televisiva. Se volessimo ipotizzare la sua "applicabilità" o "replicabilità" in Italia è ovvio che bisognerebbe considerare il fatto che i webisodes rappresentano ancora un fenomeno di fruizione limitata ma ci insegnano anche che puntare su elementi apprezzati dal target come la qualità della produzione e soprattutto la serialità possono comunque generare un seguito di pubblico interessante e rappresentare delle leve per la diffusione di forme analoghe di intrattenimento.

In più vorrei farvi notare la tipologia di presenza degli sponsor: la web series, che è alla sua seconda stagione dopo il successo della prima (5.5 milioni di visitatori) è sponsorizzata da Suave ("the only beauty brand specially formulated for moms") e Sprint (numero tre dei servizi mobili in America). Onestamente non so quanto abbiano dovuto investire i due sponsor in questione per realizzare la web series ma credo che la percezione di brand da parte degli utenti che si sono appassionati alle storie delle tre mamme protagoniste non possa che essere positiva. I brand in questione sono molto visibili ma non sono invadenti, io personalmente li percepisco più come "enabler" della serie che "sovvenzionatori", sarà l’espressione "conceived by Suave and Sprint" (ossia concepito da) che appare all’inizio di ogni episodio e l’assenza di ogni altro brand sia all’interno degli episodi che del sito a farmelo pensare?

Deformazione professionale 🙂 a parte vi consiglio vivamente di concedervi 10 minuti di relax (gli episodi durano circa 5-7 minuti ciascuno) e di immergervi nel coinvolgente mondo di In the Motherhood (sto facendo talmente tanta pubblicità a questa serie che dovrebbero pagarmi!).

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