Storytelling al profumo di cioccolato

Ieri mattina mi sono svegliata ad Alba e quando sono scesa in strada sono stata accolta da un forte profumo di cioccolato. Me lo avevano raccontato ma viverlo nelle mie narici è stata un'esperienza diversa: ho chiuso gli occhi e mi sono sentita come uno dei bambini a spasso nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka. 

Il biglietto dorato me lo ha dato l'Ente Turismo Alba Bra Langhe Roero invitandomi come relatore al convegno "Web e territorio. Le opportunità della rete per il turismo in Piemonte". 

Il mio intervento ha avuto come filo conduttore le tecniche di storytelling come strumento di comunicazione dalle origini a oggi e le motivazioni che stanno dietro al rinnovato bisogno di coinvolgere le persone con la narrazione piuttosto che colpirle come target con un messaggio lungo 30 secondi a ripetizione.

In particolare mi sono soffermata sulle opportunità per il turismo dove ritengo ci sia ancora molta descrizione e poca narrazione e su come i diversi social media stanno abbracciando la rinascita di questa disciplina vedi il Diario di Facebook, le Storie di Twitter, l'evoluzione di Google + e i nuovi strumenti di content curation come Storify.  

Dal Carosello a Facebook Diario: torniamo a raccontarci in rete

Una bellissima esperienza in una regione da scoprire.

Devo ricordarmi di tornarci quando tostano le nocciole.

 

Alcuni link di approfondimento

 

La geolocalizzazione estende la “Snack Culture” anche al turismo?

Movies, TV, songs, games. Pop culture now comes packaged like cookies or chips, in bite-size bits for high-speed munching. It's instant entertainment – and boy, is it tasty

Molti di voi si ricorderanno lo speciale sulla snack culture di Wired del 2007 dove si spiegava come la fruizione “snack” di contenuti e informazioni e la modalità di produzione degli stessi si estendesse a tantissime categorie.

La scrittura ne è un esempio lampante: il fenomeno del microblogging, gli haiku giapponesi e più semplicemente gli sms. A questo proposito mi fa piacere segnalare l’esperimento lanciato da Andrea Contino “WhyIBlog” perfettamente in linea con questa tendenza:

Ho deciso di raccogliere in un arco di tempo non precisamente stabilito, diciamo da qui a un mese, le vostre spiegazioni sul motivo che vi spinge a tenere in vita il vostro blog. Ben conscio del fatto che chiedere a tutti di scrivere un post al riguardo sarebbe ingiusto e probabilmente non riscuoterebbe l’attenzione che vorrei, vi chiedo di farlo attraverso un semplice Tweet quindi con un testo di massimo 140 caratteri.

Molto sfidante per me che non ho il dono della sintesi 😉

Il cortometraggio è uno snack cinematografico che trova la sua massima espressione in progetti come "The 1 Second Film". Anche nell’animazione troviamo casi celebri come i corti Pixar ed esempi più recenti come i webisodes della nuova property di Mattel “Monster High”.

La cultura snack è fortemente visibile anche nel gaming ed è diventato un vero e proprio business con lo sviluppo delle applicazioni iPhone.

E ancora pensiamo allo “snack shopping” con il proliferare dei one-day deals come Woot, siti che mettono in vendita un solo oggetto per una sola giornata, ovviamente a condizioni molto vantaggiose.

Si potrebbe associare ogni manifestazione della snack culture ad una particolare innovazione o fenomeno digitale: l’evoluzione delle piattaforme video online, i servizi di microblogging, l’e-commerce, il mercato delle apps e così via.

Mi chiedo se la geolocalizzazione e servizi come Foursquare, Facebook Places e a quanto pare anche Twitter non stia estendendo la snack culture anche al turismo.

Non più, o meglio non solo, guide con pagine e pagine di descrizioni di monumenti, cattedrali e piazze ma brevi notizie e curiosità come fa Travelitalia che grazie a Foursquare può geolocalizzare i suoi tweet e trasformarli in tips.


Per altri esempi di utilizzo di Foursquare in chiave turistica vi consiglio di leggere il post Geolocalizzazione e turismo.

Io personalmente apprezzo questa modalità di produzione e di fruizione delle informazioni, riesco a trovare il tempo per leggere un tip e magari è uno stimolo per ulteriori approfondimenti.

Nel medio-lungo periodo vedo però due criticità: l’invasività e la ridondanza dei contenuti.

Se il numero dei contatti e il numero dei tip cresce presto potremmo trovarci a leggere tantissimi tip molto simili tra di loro che si materializzano uno dopo l’altro in automatico sullo schermo del telefonino non appena fatto check-in.

Immagino che questo problema sarà già stato preso in considerazione da Foursquare (ammetto di non aver fatto ricerche in merito) e magari sono già in fase di implementazione dei filtri per la visualizzazione dei tip legati ad un rating associato ai nostri contatti, alle interazioni fatte a livello assoluto con il tip o ad una combinazione delle due variabili, oppure più semplicemente un sistema di riconoscimento dei tip che ti avvisa se è già presente qualcosa di analogo con la possibilità di editarlo come se fosse un wiki.

Dall’altra mi sono immaginata la nascita di nuovi servizi e nuove realtà come gli “aggregatori di tips”.

Circa 2 anni fa parlavo della ricerca del filtro perfetto, tema valido anche oggi se pensiamo alla continua ricerca di modalità per selezionare, aggregare e appunto filtrare il gran numero di notizie, post, tweet ed in generale stimoli informativi con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Avremo bisogno di un filtro ancher per i contenuti prodotti all'interno dei servizi dei geolocalizzazione?

Forse in futuro nasceranno servizi che aggregheranno i tips degli utenti per tipologia, come fa Liquida con i post, e invece di leggerli tutti, sceglieremo di visualizzare quelli di un unico account che li selezionerà per noi in base alle nostre preferenze o ai nostri contatti.

Che ne pensate? È l’antibiotico che mi fa vaneggiare o c’è qualcosa di potenziale in quello che ho scritto? 🙂