Intervista su Grazia: Facebook, la privacy e i tempi di reazione

Su Grazia di oggi è possibile leggere una mia intervista relativamente ai social network, in particolare Facebook, ai problemi legati alla privacy e ai tempi di reazione che gli utenti hanno nei confronti di tematiche a volte di natura etica, talmente ridotti (basta un click) da non rifletterci a sufficienza prima di esporsi personalmente.

Come ormai è ben noto a tutti, la sintesi non è un mio dono e ho sforato ampiamente il numero di battute concessomi, costringendo il povero Francesco della redazione di Grazia ad un’operazione di sintesi che ha portato a sacrificare ovviamente alcuni punti per dare risalto ad altri. 

Capisco i limiti della stampa e ovviamente li rispetto anche perchè non so in quanti arriverebbero alla fine dell’intervista nella sua versione estesa, meglio pochi concetti, chiari e sintetici piuttosto che lunghi appronfidimenti ricamati.

Per chi tuttavia è amante dell’arte del ricamo e dei dettagli ho pensato di pubblicare sul blog le domande e le risposte originarie così da estendere le riflessioni pubblicate nella rivista e raccogliere eventuali commenti.

Come sono cambiate le nostre vite con l’utilizzo di social network come Facebook?

Uno dei principali cambiamenti che ha portato Facebook nello specifico, è stato quello di far cadere la barriera che separava la nostra vita di tutti i giorni da quella che si viveva su internet con nickname o nomi fasulli per evitare la creazione di legami tra le nostre due identità, quella reale e quella virtuale. Nella pagina d’iscrizione Facebook ti chiede esclusivamente il tuo “Nome Completo” a differenza di community e forum dove è possibile registrarsi con un nickname o in alcuni casi addirittura più di uno.

Internet è quindi sempre meno lo strumento per creare il proprio alterego e sempre più l’ambiente ideale per dare un’immagine di sé più ricca e completa e un’opportunità per valorizzarla.

Perché c’è tutto questo bisogno di social network su internet?

Molti si iscrivono ai social network non per necessità ma per curiosità, per l’effetto moda, perché altri ti fanno sentire in colpa o in difetto se non lo fai. Il bisogno connesso al loro utilizzo sussiste soprattutto quando è legato al desiderio di trovare le proprie “affinità elettive” sia nella vita privata che in quella professionale.

I social network ci consentono di esprimere i nostri pensieri e le nostre passioni ma più di ogni altra cosa di condividerli con persone che dimostrino interesse e manifestino curiosità verso gli stessi.

Se ad esempio hai una passione per la fotografia e nella tua cerchia di amici non ci sono persone che la condividono puoi trovare in rete utenti con cui parlarne, scambiare consigli fino ad arrivare all’organizzazione di incontri dal vivo a riprova della caduta delle barriere tra vita online/virtuale e offline/reale.

A quali social network è iscritta?

Sono iscritta a tantissimi social network perché, un po’ per passione personale un po’ per esigenze professionali, mi piace provare ad usarli e capire se hanno delle opportunità di crescita o se al suo interno si nasconde una nicchia di utenti con caratteristiche comuni.

Quelli che utilizzo più frequentemente sono Facebook, Twitter e Friendfeed: Facebook, come strumento di dialogo e interazione con i miei amici, colleghi e familiari e come punto di aggregazione dei miei nuovi contatti; Twitter come servizio di aggiornamento pratico e veloce di quello che faccio (lo uso anche con il mio cellulare); Friendfeed come ambiente dove condividere passioni e interessi con quelle che considero le mie “affinità elettive”.

Secondo uno studio della University of Southern California, i tempi di reazione richiesti dai social network come Twitter e Facebook sono assai più brevi di quelli che richiederebbe la mente umana, soprattutto quando si tratta di temi legati all’etica (apprezzamento o partecipazione dolorosa di fronte a una storia). Lei condivide questa tesi?

Sicuramente la velocità della Rete può portare ad esprimere giudizi o semplicemente a schierarsi a favore o contro un tema in maniera frettolosa, magari accettando l’invito ad iscriversi ad un Gruppo senza capire bene prima quali sono i suoi obiettivi, o mostrando apprezzamento per un articolo cliccando sul bottone “like” leggendo solo il titolo e non l’intero contenuto.

Come sempre però il nemico in questo caso non è la tecnologia, l’elemento critico è il senso di responsabilità, è il suo uso consapevole.

Proprio per questo motivo è molto importante un’attività di sensibilizzazione da parte di chi ha questa consapevolezza, soprattutto oggi che non è richiesta una particolare capacità o formazione per utilizzare i nuovi media e il tempo di apprendimento si è drasticamente ridotto.

Privacy e social network, un rapporto non sempre facile. La Commissione Europea minaccia di dettare nuove regole ai social network se non proteggono la privacy, in particolare quella dei minori. Secondo lei esiste davvere un problema privacy legato ai social network? E se sì, come suggerirebbe di risolverlo?

Il problema esiste perché c’è una percezione molto superficiale dell’impatto che la presenza in rete può avere sull’identità di una persona.

In particolare per quanto riguarda i minori l’avvenuto abbattimento delle barriere tra identità reale e virtuale e l’uso massiccio dei social network può portare ad una visione distorta della vita, come se fosse possibile annullare alcune relazioni con un semplice click, e modificare il proprio profilo per renderlo più idoneo, accettabile e cool in un secondo.

La tecnologia consente già agli utenti di adottare una serie di misure per preservare la propria privacy, anche in questo caso il problema è legato soprattutto alla mancanza di un atteggiamento consapevole verso la gestione della propria identità online. In questo senso ha un peso rilevante il fatto che sia crollata anche la storica trasmissione del sapere da una generazione all’altra visto che i figli sono tecnologicamente più esperti dei genitori.

Le istituzioni dovrebbero affiancare l’adozione di misure normative volte a proteggere la privacy a progetti in grado di educare i giovani ad un uso veramente responsabile dei media digitali e di sensibilizzare e incentivare le aziende a rendersi promotori di queste iniziative.

Vi giuro che ho cercato di essere quanto più sintetica possibile, ce ne sarebbero di ricami da fare su questi temi.

Ma non vi preoccupate, oggi mi fermo qui!

Voi invece cosa aggiungereste?

PS Grazie a Francesco, professionale e disponibile (o meglio paziente) come sempre 🙂