Riflessioni su Wired Italia

Stamattina ho visto la diretta in streaming della "Colazione da Wired", l’evento organizzato dal futuro direttore di Wired Italia Riccardo Luna per incontrare noti rappresentati della blogosfera e raccogliere impressioni, suggerimenti, consigli sul futuro lancio di Wired in Italia.

Non so a quanti sia stato mandato l’invito ma era arrivato anche a me e per ovvi motivi logistici ho dovuto declinare altrimenti avrei partecipato. Mi sarebbe piaciuto condividere le mie riflessioni sulle opportunita’ editoriali di questa nuova rivista con gli altri presenti e non potendo esserci lo faro’ ovviamente qui 🙂

Le mie considerazioni iniziali sono:

  • Wired e’ un mensile quindi non puo’ creare il suo vantaggio competitivo rispetto alle altre proposte editoriali puntando sulla "freschezza" delle notizie (fanno fatica i quotidiani figuriamoci i mensili). Le attese e le aspettative maggiori nei suoi confronti sono relative ala modalita’ con cui le stesse verranno concettualizzate e approfondite.
  • Wired Italia non puo’ diventare la copia di Wired USA: gli stessi blogger oggi hanno chiarito che sperano che il primo non cannibalizzi il secondo e il direttore ha precisato che non succedera’, sara’ possibile trovare entrambe.
  • Wired deve posizionarsi in maniera diversa rispetto alle altre proposte editoriali che potrebbero essere percepite come concorrenti: rispetto a Nova, piu’ volte menzionato durante la Colazione (dovuto ovviamente anche alla presenza del direttore Luca De Biase), da Jack, accostamento che tutti temono perche’ svalorizzerebbe il ruolo di Wired nel panorama informativo tecnologico, e da altri prodotti in qualche maniera accostabili a Wired relativamente ai temi trattati. Dovrebbe svilupparsi in maniera sinergica e non antitetica a quanto gia’ esiste.
  • Wired potra’ avere, o almeno ci si aspetta avra’, una versione online che a mio avviso non dovrebbe replicare i contenuti della rivista se si vuole venderne un numero di copie sufficiente al sostentamento economico (mi riferisco ovviamente anche alla vendita degli spazi pubblicitari). Oggi durante la colazione ho sentito parlare della rivista come di un "feticcio" perche’ ha ovviamente qualcosa che l’online non puo’ replicare, ma non so quanti possano condividere questa visione a parita’ di contenuti.
  • Wired difficilmente puo’ posizionarsi come aggregatore perche’ una buona parte dei suo potenziali lettori utilizza gia’ strumenti di aggregazione delle informazioni (e qui ritorno sempre al discorso del filtro informativo di cui parlavo in un precedente post)

Per quanto riguarda questo ultimo punto faccio riferimento ad uno degli eventuali target di Wired. Provo a fare chiarezza, a mio avviso i possibili pubblici potrebbero essere:

  • Appassionati di tecnologia (di cui fa parte una bella fetta di blogosfera, in senso lato ovviamente)
  • Opinion Leader (di cui fa parte un’altra porzione di blogosfera, in alcuni casi sovrapponibile alla precedente)
  • Manager Aziendali
  • Enti pubblici e privati

I primi rientrano appunto nel discorso che ho fatto prima in merito alla difficolta’ da parte di Wired di posizionarsi come un aggregatore dell’informazione rilevante: questo pubblico ha gia’ sviluppato una sua modalita’ di aggregazione, in piu’ non ha molta affinita’ con la carta stampata come hanno raccontato alcuni durante l’incontro, e quindi ha bisogno di un vero valore aggiunto per comprare la rivista (e soprattutto per leggerla).

Gli opinion leader, fatta eccezione qualche caso, tengono fortemente in considerazione i big brands editoriali, soprattutto in formato cartaceo, perche’ sanno che l’opinione acquista appunto leadership quando sconfina il bit e e arriva sui mezzi classici.In questo senso Wired dovra’ vedersela con i grandi quotidiani, versione cartacea e online, e con lo stesso Wired americano: dovra’ essere in grado di costruirsi una reputazione, di acquisire credibilita’ nei confronti di questo pubblico.

I terzi e i quarti preferiscono un’informazione snack piuttosto che lunghi articoli ridondanti.

Che cosa accomuna questi pubblici? Di cosa hanno bisogno? Che cosa manca? A mio avviso manca uno strumento che li metta nelle condizioni di capire cosa stanno leggendo, di andare oltre alla notizia, di invididuare dei trend. Come gia’ accennato nel precedente post, piu’ che di un filtro informativo hanno bisogno di una chiave di lettura dell’informazione e di identificazione delle possibili implicazioni per il panorama italiano (e secondo una logica ad imbuto per il loro business).

Durante la Colazione e’ stato precisato il fatto che Wired Italia deve connotarsi di italianita’, raccontando storie e vicende legate a persone, aziende, attivita’ italiane, ma a mio avviso anche individuando le conseguenze e l’impatto per l’Italia di cio’ che avviene oltreoceano, oltremanica, insomma oltre i nostri confini.

Non e’ una novita’ se dico che in Italia spesso l’innovazione arriva "dopo", a volte semplicemente c’e’ ma non e’ visibile, manca una traduzione della stessa per un pubblico piu’ ampio rispetto agli addetti ai lavori.

Ecco questa e’ l’attivita’ di "traduzione" che auspico per Wired Italia.

14 commenti su “Riflessioni su Wired Italia”

  1. quando stamattina ho parlato di filtro, commentando il posizionamento di Wired, ho pensato al tuo articolo 🙂
    quello che stamattina ho voluto dire, è che la strada di W. tra il posizionamento Jack, l’info online e Nova, è un percorso non facile.

  2. A parte i punti menzionati sono dell’idea che quando una rivista vuole avere anche la sua controparte online si deve fermare a fare una riflessione, quali sono gli obiettivi. Di certo riportare i contenuti della rivista online si rischia di cannibalizzi il prodotto cartaceo, inoltre se è un mensile il traffico sarà limitato solo alla nuova uscita.
    Credo che il passo deve esser diverso, la rivista dovrebbe creare un prodotto editoriale completamente diverso online, con contenuti che non sono presenti sulla rivista e viceversa. Prendiamo ad esempio il Corriere della sera, la versione online è completamente diversa dal quotidiano che si compra ogni giorno, gli aggiornamenti sul sito sono anche molto frequenti durante la giornata stessa.
    Secondo me è la soluzione migliore, perchè si hanno due prodotti che soddisfano targhet diversi, chi predilige il prodotto stampato con approfondimenti, chi il web fatto di informazioni immediate e attuali.

  3. Mi chiedo se Wired, come accade per Nòva, raccoglia una nicchia (eh si che brutto termine) o meno. Ovvero se ci sia un pubblico interessato perchè non è facile aprire un magazine sulla tecnologia specie se è una versione localizzata (anche se in questo caso immagino ci sarà poco di Wired Us). Non leggo più molto la carta ed anzi credo che a breve, anche per questioni ambientali, morirà. Mi chiedo quindi come sarà il progetto web di Wewired.it, se questo riuscirà a fare da filtro e da catalizzatore per i lettori provenienti da Internet, se soddisferà chi ha acquistato e fatto l’abbonamento (per altro con un prezzo conveniente, immagino puntino all’inizio su questo, che ci sia un buon marketing non SOLO offline).
    Ho seguito l’incontro in streaming ed a parte le considerazioni di Gluca ne ho trovate poche altre interessanti. Probabilmente la questione del racconto delle stories forse salverà Wired Italia dal diventare un nuovo Jack, chè poi all’inizio in fondo non era male.

  4. @Advsha Wired in America e’ un’istituzione dell’editoria, ed e’ riconosciuta come tale anche fuori dagli US e soprattutto non e’ solo un magazine ma un brand. Proprio per questo motivo, nonostante sia possibile trovare gli stessi articoli anche online, Wired continua ad essere una rivista cartacea che i “brand lovers” acquistano (e qui si torna anche al discorso di “feticcio” fatto durante la Colazione e riportato nel post). Nel caso di Wired Italia come dici tu sara’ necessario costruire un ruolo attorno al sito, quale? Sono molto curiosa di vedere cosa accadra’ sotto questo punto di vista. Mi vengono in mente un milione di considerazioni in merito, una di queste e’ il fatto che bisognerebbe concentrarsi non solo sul rapporto tra l’edizione cartacea americana e quella italiana ma anche tra i due eventuali siti. A monte di questa considerazione a questo punto e’ forse il caso di chiedersi se Wired Italia sara’ “solo” la versione italiana di Wired, una sorta di estensione geografica del brand, o se puntera’ piu’ ad essere un brand a se’. Aiuto gli interrogativi sono tantissimi eheh.

  5. @Dario non credo che la carta morira’, o almeno non a breve, ma dovra’ sempre di piu’ costruirsi un ruolo sinergico rispetto all’online e non “concorrente”.

    A questo proposito riporto quanto scritto da Mantellini oggi nel suo post dedicato alla Colazione
    http://www.mantellini.it/2008_11_01_archive.html#5522225811124840571

    “Un altro possibile spazio della carta (in generale) e’ quello di tutelare un accesso “calmo” alle informazioni da contrapporre all’infosnackig che oggi e’ diventata la regola del consumo informativo sul web. Si tratta di un problema serio e complesso del quale forse non ci rendiamo ancora conto a sufficienza. Raccontare storie lunghe e articolate capaci di bloccare l’isteria della navigazione e di favorirne la metabolizzazione non e’ certo una prerogativa unica della carta, ma di sicuro sulla carta funziona meglio che online.”

    Colgo l’occasione per riportare anche quanto detto in merito alla versione online da parte del direttore Luna

    “Wired Italia avra’ ovviamente anche una parte web. La notizia positiva e’ che, analogamente a quanto avviene sul sito USA, una buona parte dei contenuti che compaiono sul mensile saranno liberamente disponibili online (Riccardo Luna molto saggiamente ha detto che lui non crede che cio’ possa ridurre le vendite inedicola). “

  6. @LaFra: è vero, la carta non morirà tanto presto… ma nemmeno tanto tardi. Kindle e compagnia faranno la rivoluzione in pochi anni. Per il momento, comunque, niente male le tue riflessioni su Wired. Post lungo ma interessante.

  7. avevo già letto il post e non ho commentato per alcuni motivi che trovi fra i commenti alla tua domanda su ff 🙂
    Son ripassato per dirti che questa veste del tuo blog mi piace mooooolto di più!

    …e ora ti denuncio per invidia!

  8. @vitzbank ahah grazie 😀 devo ancora scrivere un post per ufficializzarlo (c’è tutta una storiella dietro)

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