Fare la spesa online: la teoria del carrello sociale

Io faccio shopping online: compro libri, riviste, regali, fotografie, borse, accessori etc.

Io NON faccio la spesa online e la vivo come una lacuna personale, perché è un’esperienza che secondo me è da fare, così tanto per sapere cosa si prova eheh.

Prima o poi lo farò, ma dove? Chiediamo.

Martedì 27 ho lanciato il sasso con questo messaggio

“C’è qualcuno che fa la spesa online? Se sì dove? […]”

che ha aggiornato automaticamente il mio status su Twitter, su Facebook e su Friendfeed.

Ho ricevuto 27 risposte e oltre il 75% di queste era per il servizio di spesa online con consegna a domicilio di Esselunga, anche conosciuto come Clicca il Pomodoro.

Mi hanno piacevolmente sorpreso i toni entusiastici di alcuni dei partecipanti a questo similsondaggio

“esselunga è uno spettacolo”

“Esselungaacasa, mai più senza”

“Esselunga. La uso da anni. “

“Ho convertito un sacco di gente a clicca il pomodoro che potrei chiedere una percentuale o per lo meno la consegna gratis a vita ;)”

e la mia deformazione professionale mi ha portato subito a chiedermi “ma Esselunga sarà a conoscenza della presenza di così tanti "brand lovers" online?”.

Beh il motivo per cui ora sto scrivendo questo post è perché la deformazione mi ha portato oltre.

Quando la conversazione su Friendfeed si è spostata sul ruolo sociale della spesa online

Fare la spesa live a Milano il sabato mattina o la sera dopo le 17 non è divertente per nulla… Anche se sbirciare nei carrelli altrui facendosi i viaggi su cosa cucineranno, come, e per quante persone è un divertimento semplice che un po’ mi manca 😉 Quanto sarei curiosa di vedere il carello de LaFra! Potrei anche un po’ immaginarmelo! 😉

dovremmo, peraltro, parlare della mitica Esselunga a due passi da San Vittore (quella piena di single), così come il piccolo Conad in Corso Buenos Aires, altro luogo di single che incrociano sguardi e carrelli. A Torino l’equivalente è il PAM del Lingotto, di fronte a Eataly, valido sostituto di un bar per single. Perché cercare l’anima gemella in disco se puoi farlo mentre compri i biscotti? 🙂 (peraltro dall’osservazione dei carrelli è possibile capire molto di una persona: cioè, io diffiderei di una con una borsa piena di prodotti light, di Activia, ecc.) 🙂

nooo ancora con la leggenda metropolitana dell’esselunga di viale papiniano = luogo di acchiappo??? maddai. mai incrociato niente di notevole (ehm, aaanni fa, ma la leggenda già c’era …)

è scattata nella mia testolina l’idea di una trasposizione digitale di alcune dinamiche relazionali del supermercato.

Ho immaginato un social network dove le persone condividono il proprio carrello della spesa digitale.

Se ad esempio Esselunga integrasse questo servizio di “spesa sharing” direttamente nella propria piattaforma di e-commerce (o rendesse esportabile i dati) il procedimento di creazione del carrello sarebbe immediato perchè non sarebbe necessario aggiungere uno ad uno gli items (tipo come avviene su Anobii per l’aggiunta dei libri… anche se la collaborazione tra Anobii e IBS potrebbe parzialmente automatizzare la creazione della propria libreria virtuale). I possessori di Fidaty Card potrebbero creare velocemente il proprio carrello virtuale anche se fare la spesa online.

Piuttosto prevederei l’opzione di non rendere visibili alcuni elementi perchè se è vero che dal carrello di una persona si possono fare delle considerazioni sul suo conto, alcune cose è meglio non farle sapere ;-).

A cosa servirebbe il social carrello? Vediamo qualche esempio:

  • voglio comprare un ragout pronto: vediamo se i miei amici preferiscono barilla o star e chiedo consiglio
  • ho un blog di cucina: posso inserire il widget del mio carrello per far vedere cosa compro
  • scrivo una ricetta sul mio blog: creo il sacchetto della spesa virtuale con tutti gli ingredienti e lo embeddo nel post così i miei lettori possono aggiungere direttamente tutti gli ingredienti nel proprio carrello
  • convivo con una persona: posso chiederle di segnalarmi i prodotti che vorebbe inserire nella prossima spesa

Questi sono i primi esempi che mi sono venuti in mente ma ce ne sono sicuramente tanti altri.

Ma perchè investire in un’operazione di questo tipo? Io azienda cosa ricavo?

Beh se fosse la stessa Esselunga a integrare nel proprio sistema di e-commerce un sistema di questo tipo avrebbe a disposizione uno strumento davvero potente:

  • la creazione di un legame forte con i propri clienti che andrebbe a ridurre le possibilità di tradire "clicca il pomodoro" con altri servizi di spesa online
  • l’arricchimento del proprio database con dati di natura relazionale e motivazionale
  • la possibilità di dar vita a promozioni ad hoc, magari tenendo conto dell’ampiezza del network del proprio cliente e delle relative opportunità di viralizzazione

Se invece dovesse nascere un Anobii della spesa consiglierei comunque alle varie Esselunga, Coop, Bofrost etc di permettere l’accesso in lettura al proprio database perchè le opportunità descritte prima sarebbero comunque replicabili anche se con un minor controllo e con la minaccia di azioni da parte dei competitors.

Cosa ne pensate? Idea folle? Esiste già qualcosa di questo tipo? (ammetto di non aver fatto ancora ricerche in questo senso)

29 commenti su “Fare la spesa online: la teoria del carrello sociale”

  1. Idea ottima davvero.

    Tieni conto anche di un aspetto che si è perso nei supermercati ancor prima che nei servizi on line, ed è il consiglio del negoziante. Nel supermercato non esiste più, ma nel negozietto sotto casa la commessa può consigliarti il pesce migliore da fare in umido, oppure spiegarti che il radicchio di verona va meglio per il risotto (non so se sia vero, la butto lì). Non sarebbe male ricreare anche questo, nel tuo e-market.

  2. come ti avevo già detto su FF, l’idea è geniale e dovresti metterla giù bene e presentarla all’Esselunga 🙂
    ciao

  3. Sono una fun della spesa online, ma per ora esselunga e altri li trovo ancora troppo cari sui costi dei prodotti pertanto ancora non ho avuto modo di utilizzare tale servizio.
    La mia prima speranza è che tale servizio sia disponibile anche su catene minori e più econimiche.

    L’idea comunque è geniale e ottima, possono nascere discussioni su prodotti e idee per ricette e tanto altro, le possibilità sono veramente infinite.
    Condivido che devi sottoporre il post e l’ide a Esselunga.

  4. Bello il post e bella l’idea.

    Ho qualche però …

    1) Ho l’impressione che oggi chi fa la spesa online sia una persona dalla vita abbastanza frenetica e che reputa una perdita di tempo andare fisicamente al supermercato, oppure convive con ritmi di lavori mostruosi e non vuole dedicare il sabato ad attività di questo tipo. Quanti di questi utenti utilizzerebbero una sorta di social network all’interno del sito di ecommerce ? Non credo tanti, penso che abbiano già le idee chiare e vadano dritti per dritti all’aggiungi al carrello

    2) Penso che la grande distribuzione non abbia ancora trovato il modo di veicolare le offerte speciali in modo convincente sul mondo web. Io per primo mi accorgo di comprare molta più “fuffa” girovagando con il carrello fisico che non consultando il catalogo on line.

    3) La raccolta punti e tutti i programmi di fidelizzazione stanno già raccogliendo un numero impressionante di informazioni sui nostri consumi. Ho l’impressione che anche qui la GDO non sia organizzata per analizzare e gestire al meglio i ritorni da questa immensa mole di dati.

    Chiaramente il tutto secondo la mia impressione … in ogni caso i tuoi post sono sempre molto interessanti e ben scritti ! Brava!

  5. Ciao, ottima idea la tua….il problema è trovare qualcuno interessato/in grado di implementarla. Per essere ottimisti diciamo che è “un po’ prematura” rispetto allo stato dell’arte dell’e-commerce alimentare italiano.

    Solo un suggerimento e qualche commento (disclaimer: sono parte in causa, quindi conosco abbastanza bene il tema)…non c’è solo l’slunga ad offrire il servizio di spesaonline…hai provato a fare una semplice ricerca con la frase completa “spesa on line”? vedrai che ci sono diverse alternative al pomodoro.

    Riguardo ai commenti di massigrasu vorrei replicare che:

    1) non è solo la frenesia la molla che spinge all’utilizzo di questo servizio: la comodità di ricevere sacchetti e merce pesanti (pensate semplicemente all’acqua o alla sabbia del gatto) direttamente in casa non è una motivazione trascurabile; poi c’è chi effettivamente non prova piacere ad andare al super o chi, viceversa, lo vuole fare solo per piacere. Compra online quindi gli articoli di base, quelli di marca, quelli su cui non c’è da pensare..e poi si tuffa nelle corsie “reali” solo per comprare le sfiziosità, i prodotti freschi, quel che non penserebbe di cercare sul web. Questo per dire che secondo me l’aspetto sociale della spesa online potrebbe avere un certo successo se ben implementato…non tutti tirerebbero diritti alla “cassa” se il meccanismo è coinvolgente e intrigante.

    2) Sono poi abbastanza d’accordo sul fatto che la distribuzione non abbia ancora trovato la giusta chiave per veicolare sul web le offerte speciali, ma sono altrettanto convinto che non si tratti semplicemente di replicare le stesse offerte presenti sui punti vendita reali. Devono essere pensate e predisposte offerte ad hoc per questo canale con meccanismi e prezzi che devono tener conto delle peculiarità dello strumento. Credetemi…siamo ancora molto lontani da questo obiettivo…e poi, dov’è la distribuzione che vende sul web? a parte i due/tre casi noti dove sono tutte le altre catene? in questo momento hanno ben altri problemi da fronteggiare che non credo proprio le vedremo online per un po’ se non l’hanno fatto finora.

    3) Idem per le informazioni raccolte via carte fedeltà: l’impressione di massigrassu è assolutamente fondata (almeno per quel che conosco). Dubito che qualcuno sia in grado di analizzare l’enorme mole di informazioni di cui è in possesso e di riutilizzarla a fini promozionali e/o commerciali.

    Tanti saluti a tutti ed in particolare alla titolare del blog. ciao.

  6. Ciao a tutti 🙂 innanzitutto grazie a tutti per i complimenti, mi fa piacere che l’idea per quanto complessa da concretizzare sia piaciuta… è un’idea che si sta evolvendo grazie alle idee di tutti, e può essere articolata in tanti modi diversi.

    @massigrau e @andaux grazie a voi in particolare per le vostre osservazioni, molto pertinenti e utili per razionalizzare l’idea.
    Ci tengo a dire ad andaux che ho parlato di Esselunga solo perchè è il servizio che è stato segnalato dalla stragrande maggioranza delle persone che hanno risposto al mio “sondaggio”, non ho nessun vantaggio a segnalare lei piuttosto che un’altra insegna, ma mi fa molto piacere che tu come parte in causa sia intervenuto in questa discussione 😀

    Sono anch’io convinta che non sia solo la frenesia a guidare le persone online, ci sono motivazioni diverse e il quadro presentato da andaux è quello che condivido maggiormente.
    Anche sul secondo punto concordo, il post ha proprio l’obiettivo di sottolineare (probabilmente per l’ennesima volta) le opportunità che le nuove tecnologie e i nuovi comportamenti sociali in rete creano anche per il comparto food retailers, grandi o piccoli che siano, online o offline.

    Per quanto riguarda le carte fedeltà sono d’accordo con voi con il fatto che probabilmente i dati a disposizione sono decisamente sottoutilizzati.. ulteriore opportunità 😉 (cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno eheh)

  7. Bellissimo articolo, anche io faccio la spesa online da Esselunga e mi ci trovo benissimo, pure vivendo in una piccola ma caotica città (Prato) 😉

  8. Bel post, tra l’altro commentavo in un mio post che sarebbe poi interessante capire come esportare questa logica “sociale” nel mondo reale..

    L’affermazione “non è solo la frenesia a guidare le persone online” va letta secondo me anche nel senso che l’on-line è uno strumento usato per la condivisione ma non il fine.

    Se il fine è quello della condivisione perchè farlo solo on line?

  9. Brava Francesca.

    Tempo fa avevo lavorato su un’idea simile, per la progettazione di un mobile social network per supermercati e centri commerciali. Il mio focus era attorno all’ambiente ed esperienza spesa-giro per il centro comm. piuttosto che sul tipo di spesa e sulle scelte come consumatore.

    Quello che hai ipotizzato è sicuramente una prospettiva che nel giro di qualche tempo verrà realizzata. Prima o poi anche le catene di supermercati si accorgeranno di cosa significa relazionalità e condivisione online, che ancora vedono come mondo a parte ed alternativo a “quello” offline.

  10. OT: Ti ho vista oggi (sabato 7 febbraio) a Reporter Diffuso di Montemagno. Complimenti. Mi sono anche appuntato il tuo nome perchè volevo sapere se eri su twitter. Ho scoperto che ti seguivo già.. meglio così! Ciao.

  11. Ciao Lafra, questo post me lo ero perso, l’ho recuperato saltellando dal blog di [mini]marketing. Ora mi legherò al feed RSS anche il tuo.

    Questa della social spesa è un’idea che mi frulla nella testa da un bel po’ di anni, ma per vari motivi non sono mai riuscito a realizzarla, spesso scoraggiato da alcuni aspetti tecnici non trascurabili e collegati all’usabilità dello strumento.

    Probabilmente dovrei fare un’analisi scendendo meno nel dettaglio del servizio e cominciare con qualcosa per vedere cosa si muove.
    Per quanto riguarda i dati delle carte fedeltà la GDO si tiene quei dati mooolto stretti e sicuramente non li farebbero mai uscire dal proprio network. Peccato perchè sarebbe vantaggiosissimo per l’utente, immaginate le comparazioni di prezzo che si possono fare avendo tutti i dati del proprio scontrino volta per volta.
    Questo anche senza parlare di spesa on-line, servizio utile ed interessante ma limitato solo alle grandi città.

    Una domanda mi sorge spontanea:
    In assenza dei dati direttamente dalla GDO, chi si metterebbe ad imputare i dati del proprio scontrino a mano o in maniera semi-automatica (comprandosi un lettore di codici a barre da 30 € per esempio)?

  12. Idea geniale. semplicemente geniale e genialmente semplice.

    Non mi porrei il problema di sapere cosa ci guadagnerebbe Esselunga o Despar dall’implementare una piattaforma simile. Anche se alcuni vantaggi li avrebbero, parzialemente azzerati dal fatto che la piattaforma sarebbe consultabile dai propri competitor.

    Anzi, mi auguro che sia qualcuno di indipendente a farlo.

    Piuttosto, è tanto complicato replicare Anobii? Al posto dell’ISSBN ci sarebbe l’EAN. Al posto del numero di pagine i grammi dello sgocciolato etc…

  13. @Tommaso mi stai dicendo brava troppo volte, non vorrei farci l’abitudine 😉 (a parte gli scherzi mi fa molto piacere)

    @Axell uffff 😀

    @Roberto già, anch’io sento l’inserimento manuale degli items come un forte limite

    @gialluca secondo me anche anobii dovrebbe automatizzare il processo d’inserimento dei libri sullo scaffale virtuale. Ne ho parlato oggi qui a proposito della recente partnership tra Anobii e IBS
    http://friendfeed.com/e/1c130bb4-e8b1-fc0e-e5c1-257b1baebaa3/Perch-la-review-e-il-rating-non-sono-pi/

  14. @Gianluca Ho fatto un’analisi abbastanza approfondita sugli aspetti legati al riconoscimento di un prodotto sul mercato e non è proprio così semplice. Anche per la vastità di prodotti in commercio ed al fatto che gli EAN cambiano anche in base al confezionamento, a pack speciali, etc…
    Insomma, bisognerebbe approssimare non poco il risultato, ma sarebbe comunque un inizio.

    @Lafra Oggi si potrebbero utilizzare i cellulari con la fotocamera, con software appositi per il riconoscimento degli EAN, per farsi una sorta di carrello vituale mentre si fa la spesa. Si potrebbero poi scaricare i dati su un Pc di seguito per analizzarli.
    Tra l’altro, c’è anche un’altro fenomeno che verrebbe tracciato, ovvero le differenze di prezzo tra scaffale e cassa (promozioni non caricate, prezzi sbagliati, etc…). Una cosa che capita molto più spesso di quanto si creda.

  15. bella idea in teoria e per un appassionato di web come me e te, tuttavia la logica commerciale di aziende come esselunga è di spingere alcuni prodotti e non altri, di vendere certe cose e non altre.
    Credo che il rapporto con i centri media e le over commission sia lampante in proposito.
    tutto questo tra l’altro avviene proprio perchè un prodotto non tira e l’azienda da condizioni migliori ad esselunga perchè forzi la vendita del prodotto, che quindi guadagnerà di più sul suo margine.
    il problema è che internet, fatto bene, è uno strumento troppo democratico per la società attuale.

  16. @Roberto. E’ vero gli EAN legati ad un prodotto sono tantissimi, come ho sperimentato a mie spese lavorando per dei Retail. Il problema si risolverebbe con una partnership con le autorità che gestiscono gli EAN, Indicoc ECR che fornirebbero il database, gli EAN madre etc.
    Senza un database certificato, anche l’operazione che suggerisci di riconoscimento tramite cell sarebbe impossibile.
    Considero ancora più difficile il controllo incrociato automatico tra prezzo a scaffale e prezzo alla cassa, in quale sistema sarebbero disponibili simili informazioni? A fornirle dovrebbe essere gli stessi Retailer che poi non aggiornato le proprie barriere casse?

    @Max. concordo con te, internet è democratico, mentre le aziende affrontano i proprio consumatori con la logica del Divide et impera, qualunque strumento di aggregazione e confronto sulle proprie scelte è mal visto se non se ne può avere il controllo.
    La speranza è che qualcuno lo faccia, senza aspettare che siano i Retailer…

  17. praticamente sarebbe un “facebook” in cui invece di condividere le foto si condividono le icone delle cose acquistate?
    per diffondere una cosa del genere, la gente dovrebbe accettare una cessione della privacy, ma in cambio di cosa?

  18. @hamlet. direi piuttosto, anobii. Un luogo dove si viene identificati sulla base delle cose che si comprano e ci si relaziona in base alle opinioni su quelle cose.

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