I “Bits and Bobs” di LaFra su Tumblr

Mi sono accorta solo adesso di non aver mai comunicato sul blog, ma solo su Twitter, che ho aperto anche un tumbleblog (credo si dica così) il cui indirizzo è ovviamente

http://lafra.tumblr.com

e che si chiama "LaFra Bits and Bobs".

Ci saranno un po’ di cianfrusaglie (= Bits and Bobs in inglese) digitali prese di qua e di là e magari qualcuna di queste potrà diventare un post qui.

Che ve ne pare fino adesso? (Dovrete darmi un commento qui perchè su Tumblr per la sua natura non si può…).

 

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Emoticon Piratesche per il “Talk Like a Pirate Day”

Grazie a Inga, aka Spery, che mi ha girato un link dal blog di Manfrys, ho scoperto che oggi è il Talk Like a Pirate Day, e su Twitter, dopo le prime domande in merito a quella strana bandana presente oggi sul logo di Flickr,  i primi twit "piratestyle" non si sono fatti attendere.

Intanto io e Inga ci scambiamo emoticon piratesche su messenger eheh.

Le emoticon piratesche le trovate su Mrwebmaster.it

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Il sesto senso sociale di Twitter

Un paio di settimane fa, prima di uscire dall’ufficio, ho stampato un articolo di Wired, l’ho infilato nella Harrods Bag  porta tutto (ogni impiegata che si rispetti ne ha una simile 😉 ) e lì è rimasto fino a ieri sera quando ho deciso di svuotare la borsa e scoprirne il contenuto. Ed eccolo lì, "Clive Thompson on How Twitter Creates a Social Sixth Sense", e finalmente l’ho letto.

Ho fatto bene perchè ho trovato l’articolo molto interessante per due motivi in particolare.

Il primo è la conferma ad un pensiero che ho espresso recentemente anche su questo blog ossia

sono dell’idea che non si debba mai giudicare qualcosa senza conoscerlo, solo così è possibile essere obiettivi, altrimenti è tanto meglio TACERE!

E questo è in maniera analoga il pensiero di Clive Thompson quando dice a proposito di Twitter

Twitter is the app that everyone loves to hate […] why has Twitter been so misunderstood? Because it’s experiential. Scrolling through random Twitter messages can’t explain the appeal. You have to do it

Sante parole 🙂

L’altro motivo per cui mi è piaciuto l’articolo è stato quanto ho letto subito dopo:

You have to do it — and, more important, do it with friends.

Questo se hai amici che usano Twitter, se no ti devi "accontentare" di tutte quelle relazioni che la tua vita virtuale ti porta a creare che possono poi diventare amicizie ma nel mio caso relegate alla websfera. Come dicevo sempre recentemente su questo blog uso Twitter

perchè lo considero una corsia preferenziale per avere informazioni esclusive e aggiornamenti in tempo reale dalla blogosfera

e questo comporta che tutti i messaggio del tipo va a fare la cacca non siano di mio interesse ma che  è il "prezzo" da pagare per poter ottenere il meglio da questo mezzo.

L’osservazione di Clive, "do it with friends", mi ha però fatto pensare che se effettivamente fosse stato un mio amico a scrivere quel twit, uno di quelli con cui magari potrei uscire la sera stessa a bere un aperitivo, uno della mia compagnia, mi sarei fatta una sana risata magari rispondendo qualcosa tipo "@amico, guarda che è finita la carta igienica!!".

Quindi, senza rifletterci tanto su, potrei pensare che una buona evoluzione di Twitter potrebbe essere quella di dare la possibilità agli utenti di contrassegnare determinati followers come "friends" (un po’ come fa Flickr) per indirizzare determinati messaggi solo a loro senza annoiare e infastidire gli altri, e con la possibilità anche per i followers di proporsi come "friends" per sapere davvero tutto su quello che quell’utente sta facendo.

Voi che ne pensate? Potrebbe essere una buona idea? O si rischia di snaturare Twitter?

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Il bello di Twitter: cronostoria di una nascita

Logo TwitterDa diverso tempo avrei voluto parlare del mio particolare rapporto con Twitter. Come in altri casi di novità "digitali", ho constatato un approccio abbastanza schierato nei confronti di questo strumento, o sei pro o sei contro; io invece mi sento esattamente nel mezzo, con una vicinanza più al pro, nel senso che Twitter mi piace ma non ne vado pazza, ne riconosco le potenzialità ma non mi sono mai impegnata più di tanto per coglierle.

Perchè quindi uso Twitter? Mah per diversi motivi ma in primis direi perchè lo considero una corsia preferenziale per avere informazioni esclusive e aggiornamenti in tempo reale dalla blogosfera. Certo bisogna leggere anche tante cose inutili, qualche fesseria e sopportare un uso improprio del mezzo da parte di molti (credo che prima o poi darò vita ad una rubrica "il peggio di twitter") ma spesso ne vale la pena.

Ieri ne ho avuto la conferma quando per la prima volta forse nella storia di Twitter credo quando un papà ha raccontato tutti i momenti che precedono la nascita della propria figlia fino al lieto evento; il papà in questione è Nicola Mattina che ieri ha tenuto tutti i suoi followers incollati a Twitter in attesa di sapere quando la piccola Ludovica sarebbe nata.

Divertente e significativo questo Twit

scopre che twitter è un buon surrogato di una stecca di sigarette… magie della condivisione 🙂

Per chi ha voglia di leggere tutta la cronostoria dell’evento eccola qui, a partire ovviamente dal momento più recente a quello meno recente come Twitter impone:

ringrazia tutti per gli auguri e il sostegno e augura buona notte 🙂
ha lasciato le donne in ospedale e sta tornando a casa distrutto pensando a come racconterà domani l’arrivo della sorellina a Beatrice 😉
non ha mai capito il grande interesse per peso e lunghezza dei neonati, ma quelli di Ludovica sono 3,050 kg e 49 cm 😉
aspetta i dati ufficiali dell’evento (lunghezza e peso, visto che il sesso già lo sa) per dirmarli urbi et orbi 🙂
Grazie dei complimenti in anticipo: Ludovica è appena nata e sto aspettando che passi la culla 🙂
scopre che twitter è un buon surrogato di una stecca di sigarette… magie della condivisione 🙂
è un po’ triste perché Patrizia desiderava tanto poter fare un parto naturale 🙁
è fuori dal blocco operatorio e attende di rivedere le sue donne: che ansia!
il ginecologo ha deciso di tagliare perché non ci sono stati grandi progressi e Patrizia ha già avuto un cesareo 🙁
è parecchio stanco e ha dormito pochissimo, ma è anche molto curioso di vedere Ludovica 🙂
ascolta il battito di Ludovica, mentre l’ostetrica fa un altro monitoraggio a Patrizia: sono già passate oltre 15 ore!
no news good news. Ha capito che la secondogenita nascerà domani con tutta calma! Si prepara all’attesa…
è sceso a mangiare un boccone e a prendere un caffé liscio (al nord la precisazione è d’obbligo 😉 è una bella e calda giornata…
ha l’impressione che ci vogliano ancora molte ore: Patrizia prova a schiacciare un pisolo tra una contrazione e l’altra…
Siamo in ospedale e monitoriamo! Sarà una cosa luuuunga…
Sta portando Patrizia in ospedale: stanotte è iniziato il travaglio… Si sente un po’ agitato 😉

Ora rimaniamo tutti in attesa delle fotografie. Bravi Nicola e Patrizia!

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Are you Blogging This? … LaFra mangia giapponese!

E come giustamente scrive Antonio Bonanno: Come non bloggarlo?

Antonio fa riferimento a questo divertente video (e canzone) intitolato "Are you blogging this?" di David Lee King.

Mi sono un po’ vergognata guardandolo perchè mi sono riconosciuta nel suo messaggio :-).

Ci sono tantissime cose infatti che ogni giorno colpiscono la mia attenzione e la maggior parte delle volte le annoto (su Google Notebook se è digitale, nel mio telefonino facendole una foto se è "analogica" 😉 ) con l’intenzione di pubblicarle sul blog. Questa abitudine è diventata ormai una barzelletta per molti miei amici: "E questo non lo metti sul tuo blog?", "Questo lo hai già messo sul blog?" etc.

Ho già lasciato il "segno" anche con i miei nuovi colleghi di lavoro quando ieri mi hanno portato al ristorante giapponese: per me era la prima volta. A parte le comiche per riuscire a mangiare con quei dannati bastoncini, non ho potuto non fotografare con il cellulare il mio primo piatto misto di Sushi e Sashimi. Avendo capito il soggetto, i miei colleghi mi hanno fotografata anche in procinto di ingoiare il primo boccone… Sarò sembrata "anomala" anche a loro? 😀

“Intervista ad una Donna Geek”: Me

Tra le tante interviste a Blogger più o meno famosi (una delle più recenti che vi consiglio di leggere è quella a Stefano Gorgoni aka "Must" sul TagliaBlog) c’è anche un’intervista alla sottoscritta.

L’intervistatore è MagoGae che ringrazio tantissimo per questa idea.

Ve la riporto.

Come ti è venuta in mente l’idea di avere un blog? Cosa ha fatto scattare la scintilla?

L’idea è nata come spesso accade dalla semplice curiosità; la verità è che però non conoscevo molto bene la realtà della blogosfera e quindi mi ero limitata ad aprire un blog e ad inserire contenuti di altri. Poi circa un anno fa ho partecipato al Workshop “Network, o del nuovo umanesimo digitale” nell’ambito dell’EBA Forum dove tra i relatori c’erano Mafe di Maestrini per Caso (chairman), Paolo Valdemarin, Luca De Biase, Sergio Maistrello e altri che non conoscevo minimamente (pensa che ero seduta accanto a Mauro Lupi e non sapevo chi fosse). Insomma si è parlato tanto di blog e della differenza tra blogger e giornalisti: il blogger a differenza del giornalista scrive solo se ha qualcosa di interessante da dire. E quindi mi sono detta “Questo incontro per me è stato interessante e di questo parlerò domani nel mio nuovo blog :-)

Aspetto “ludico” a parte elenca 2 buone ragioni per gestire un blog personale.

Aspetto “ludico” a parte? L’aspetto ludico è la prima buona ragione :-) A parte gli scherzi il blog quest’anno è stata la mia ancora di salvezza in un periodo in cui il lavoro non riusciva più a darmi soddisfazioni, in cui mi sentivo di non riuscire ad imparare niente di nuovo e di interessante. Leggere, fare ricerche, per poi parlarne sul proprio blog mi ha consentito di non arenarmi ma di continuare a crescere a livello professionale e apprendere cose che il mio lavoro non sarebbe mai stato in grado di trasferirmi. Far parte della blogosfera, per quanto io sia una piccola blogger, è un’esperienza unica, ed è impossibile se non si è blogger capirla, bisogna viverla (oh mamma entro nel filosofeggiante…).

Grazie al blog hai fatto amicizie che mai avresti pensato di fare e che consideri importanti? intendo non le solite amicizie che si fanno solitamente in rete.

Assolutamente sì. È pazzesco se penso che qualcuna delle massime autorità della blogosfera italiana è nei miei contatti di Messenger ;-)

I blog che visiti più spesso?

Principalmente quelli che parlano di Blogosfera, Web 2.0, Web Marketing e Communication, Advertising etc. ma non solo. Mi piacciono tantissimi i “blog a strisce” ad esempio, Eriadan in primis, e quelli che parlano di libri ed editoria in generale. Ritengo molto importante nella scelta dei blog che leggo il tocco personale dell’autore, insomma l’anima strettamente “umana” del blog.

I siti zozzi che visiti più spesso?

La sezione OT di alcuni Forum, ad esempio TPU, ci sono certi zozzoni da quelle parti ;-) (si scherza ovviamente…)

Cosa legge solitamente una donna geek?

Davvero di tutto! Come diceva Melanie Griffith in “Una Donna in Carriera”: Non sai mai da dove ti può venire un’idea geniale!

L’emoticon che più ti rappresenta?

Su Messenger è quella che viene fuori digitando questa combinazione di tasti *-), quella diciamo perplessa.

Pensi che gestire un blog possa avere una funzione curativa?

Beh nel mio caso l’ha avuta.

Immagino che le donne geek (in quanto anomale) la diano più facilmente. Vero o falso?

Mah io per la verità vedo tante donne normali che la danno senza problemi, forse non hai avuto la stessa fortuna eheh.

Come si approccia una donna geek?

Non facendole queste domande ;-) (scherzoooo)

Consideri la comunicazione virtuale (fatta con i vari messenger, chat, siti web ecc.) di serie B rispetto a quella reale, verbale, o la consideri più sincera? più reale, in virtù del fatto che sapendo di essere nell’anonimato la gente si apre di più.

Io le vedo come entrambe di Serie A, quella “fisica” perchè completa sensorialmente parlando, quella “virtuale” perchè potenzialmente illimitata. Per quanto riguarda stare nell’anonimato o meno è una questione di scelte, se potessi vorrei incontrare quasi tutte le persone con cui ho un rapporto esclusivamente virtuale, con cui non ho mai nemmeno parlato al telefono ma oltre ai limiti spazio-temporali spesso insorgono anche limiti di carattere diciamo sociale. Insomma a volte è difficile spiegare che si ha voglia di andare ad esempio ad un raduno dove c’è gente che “non si conosce“, perchè questo è quello che vede il mondo “offline”, il mondo “normale” (contrapposto a quello anomalo eheh), quel mondo che non vive la rete ma magari si limita semplicemente ad usarla e che non vede quindi le implicazioni “umane” dell’avere una vita “virtuale”. Ho parlato più volte di questo aspetto sul mio blog fino ad arrivare ad inventarmi un’intervista doppia tra il me “fisico” e il me “virtuale”! :-)

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Anche Nicola Mattina è anomalo :-)

Sto guardando l’intervista di Blogosfere a Nicola Mattina e c’è stato un passaggio che mi ha fatto sorridere… per questo mi trovo a scrivere questo post.

L’intervista inizia con questo argomento "Parliamo di come internet ha cambiato la tua vita" e Nicola spiega che Internet gli ha cambiato la vita innanzitutto da un punto di vista professionale perchè senza internet non potrebbe svolgere la sua attività; aggiunge inoltre che non guarda più la televisione e non compra più quotidiani di carta (fatto salvo per Il Sole 24 Ore il giovedì per leggere l’inserto Nòva) perchè legge le notizie sul web e soprattutto nella blogosfera.

L’intervistatrice poi chiede "e dal punto di vista personale?".. e qui è scattato il sorriso: Nicola risponde che grazie al suo blog ha conosciuto tante persone, una comunità che condivide passioni che a lui stanno a cuore e aggiunge che questo difficilmente riesce a farlo con la sua cerchia di amici storici, quelli con cui diciamo è cresciuto, in quanto si occupano di cose diverse "E OGNI TANTO MI GUARDANO PURE COME UNO UN PO’ STRANO!!".

Strano, ossia Anomalo ;-).

Qui tutta l’intervista.

Per chi ancora non sapesse cosa intendo quando parlo di "anomalia" potete leggere questi post:

 

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LA VITA (VIRTUALE) È UNA COSA MERAVIGLIOSA

È da un po’ che volevo riprendere il discorso sulla mia, e contemporaneamente su quella di tanti altri, “vita virtuale” perché ultimamente mi ha regalato tanti piccoli sorrisi che messi insieme sono capaci di rendere una persona serena anche nella vita “fisica”.

Stamattina ho trovato lo spunto per riprendere questa diciamo “discussione” ed è stato nel momento in cui ho letto un articolo dedicato al libro “Surrogati di presenza” di Franco La Cecla sulla rivista NetForum. L’articolo esordisce così:

“I surrogati di presenza sono quelle evanescenti parzialità che i media veicolano nella nostra vita di tutti i giorni come sostituti di una presenza reale delle cose e del mondo”.

La Cecla fa riferimento a tutti i media, telefono, radio, cinema, televisione oltre ad internet, io quando ho letto l’articolo ho accostato l’espressione “surrogati di presenza” solo ad internet ma non al media bensì agli utenti, ossia alle presenze umane che vivono al suo interno una vita parallela a quella “fisica”.

Quando ho scritto il post con l’intervista doppia tra me (fisica) e me (virtuale) volevo in qualche modo esprimere il disagio che le persone come me vivono nei confronti di coloro che ci accusano di essere legati ad un mezzo a parer loro così freddo e anti-sociale e far capire come le due identità, benchè vengano percepite come distinte, sono in realtà fortemente amalgamate tra di loro. Perché quindi una vita virtuale? Beh forse proprio perché abbiamo bisogno di “surrogati di presenza”, non ci accontentiamo di quello che ci circonda, e per quanto mi riguarda delle persone che mi circondano.

Un esempio è dato dall’ambiente lavorativo. Io lavoro in un’azienda piccola, in ufficio siamo soltanto in 5, che diventano poi 4 se consideriamo che il mio capo è spesso via. 4 persone completamente differenti tra di loro, vuoi per carattere, vuoi per formazione, vuoi per interessi personali, vuoi per ruolo professionale… fatto sta che il mio interesse ad esempio per il web 2.0, per la blogosfera, per i social media, difficilmente riesco a condiverlo con gli altri 3 e quindi che faccio? Semplice, Francesca diventa LaFra e si catapulta nella sua vita virtuale, parlando, discutendo e confrontandosi con i suoi amici senza volto (se non un avatar) e senza voce ma con tante cose in comune. Se poi ci aggiungi che queste stesse persone sono in grado di farti sorridere quando sei giù di morale e ti aiutano quando ne hai bisogno credo che basti ad evidenziarne l’importanza e con il tempo la necessità.

Surrogati di presenza o no di una cosa sono certa: LA VITA “VIRTUALE” è UNA COSA MERAVIGLIOSA.

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