Intervista su TPBlog e la Foto su l’Espresso

Oggi è stata pubblicata su TPBlog, il blog di TP Associazione Italiana Pubblicitari Professionisti, l’intervista che mi ha fatto Flavia Brevi, che conosco grazie al suo blog Simply ADdicted.

Intervista TPBlog

Le domande che mi ha fatto sono:

  • Come sei diventata digital strategist?
  • Quanto ha contato per la tua esperienza professionale il tuo blog?
  • Torniamo a scuola e fingi di trovarti di fronte alla maestra che ti chiede di riassumere il tuo e-book

Grazie Flavia, non è stato facile rispondere, è sempre complesso parlare del mio lavoro e nelle domande spero di aver espresso con chiarezza il mio punto di vista sia su cosa vuol dire per me essere digital strategist sia sull’importanza di essere blogger anche sul piano professionale.

Oltre all’intervista su TPBlog volevo cogliere l’occasione di questo post per rispondere a coloro che mi stanno chiedendo o che magari nei prossimi giorni mi chiederanno "Ma sei tu quella che balla su l’Espresso di questa settimana?".

Sì sono io e sì è stata un sorpresa anche per me.

Non voglio dilungarmi ulteriormente su cosa penso di questo scatto o meglio della pubblicazione di questa foto nell’articolo di Alessandro Gilioli relativo alla Blogfest a Riva del Garda.

Il tema è già stato sufficientemente sviscerato in questa discussione su Friendfeed quindi mi limito ad embeddarla.

 

 

AGGIORNAMENTO DEL 20 OTTOBRE 2009

Successivamente alla pubblicazione di questo post ho scritto al Direttore de L’Espresso Daniela Hamaui per segnalarle la discussione e chiederle gentilmente di garantirmi che lo scatto in questione non sarebbe rientrato tra le immagini di repertorio, in sostanza volevo assicurarmi che non venisse più utilizzata. Mi ha risposto il photo editor chiedendomi di inoltrare la richiesta direttamente al fotografo Frazzetta. Andrea è stato davvero molto gentile e professionale e oltre a scusarsi mi ha spiegato le ragioni dell’utilizzo della foto. Mi fa quindi molto piacere pubblicare la sua email e ringraziarlo.

Cara Francesca, Sono Andrea, fotografo, autore del servizio sul Blogfest per l’Espresso.

Innanzitutto, doverosamente, e davvero con molta sincerità: scusa. Non era proprio mia intenzione metterti in imbarazzo con questa immagine, e in sostanza, senza dilungarmi troppo, hai ragione su tutta la linea.

In secondo luogo ti garantisco che la foto non verrà mai più usata, non sarà archiviata nè da me nè dall’Espresso e provvederò oggi stesso ad eliminare il file (è uno scatto digitale) dall’Hard Disk.

Detto questo mi piacerebbe spiegarti come sono andate le cose, soprattutto per chiarire che non c’è stata da parte mia nessuna cattiva intenzione.

Sono stato incaricato dall’Espresso di seguire l’evento del Blogfest, nei giorni di sabato e domenica, insieme ad Alessandro Giglioli. Ti confesso che sin dall’inizio mi sono trovato un po’ difficoltà, l’evento in sé, interessantissimo nei contenuti, era davvero difficile da trasporre fotograficamente… Parlando e consultandomi un po’ con Alessandro, Gianluca Neri, e facendo amicizia poi con un po’ di ragazzi al blogfest, ho deciso di cercare di riportare, fotograficamente, l’attenzione sull’elemento più “umano”… sui blogger, sui ritratti, e sul clima di festa e confronto che erano nello spirito di questo evento. Quanto alle foto della festa sinceramente non pensavo neanch’io sarebbero state usate… ma credo di capire il senso della scelta.

Per noi “profani” la figura del blogger è un qualcosa di molto vicino a una sorta di “nerd”, un’appassionato “internettofilo” richino sulla sua tastiera e chiuso in casa davanti al monitor. Ora queste immagini della festa, molto vitali, credo siano piaciute alla redazione proprio perché un po’ spiazzanti rispetto all’argomento… Per la serie: ehi i blogger sono socievoli non solo on-line, e sono pure belli… Ecco io ho inserito queste foto un po’ per questo motivo…

Detto questo è stato un mio errore non averti chiesto il consenso preciso. È una cosa che non faccio mai, ti prego di credermi, ho un grandissimo rispetto per tutte le persone che fotografo, la mia mancanza è stata un po’ accidentale ed è stata una leggerezza… Come ti dicevo non immaginavo che le foto della festa alla fine sarebbero state usate, (fra l’altro sono passato alla festa anch’io un po’ per caso e fuori programma…).

Mi son reso conto che le immagini sarebbero state tutto sommato interessanti da inserire nel servizio solo il mattino dopo, domenica… e proprio domenica mattina ho cercato di trovarti “nel tendone” e nei paraggi… ma non ti ho più visto… ho incontrato invece Lawrence e Guido anche loro “protagonisti” di una foto di ballo che non è stata poi scelta, e a Guido ho chiesto il permesso per poter fare anche un altro ritratto (quello con gli occhiali finti, pubblicato poi vicino alla tua immagine…)

Insomma non ti ho incrociato più e poi ho lasciato correre un po’ così, non pensando che la foto sarebbe stata pubblicata e confidando eventualmente nella tua comprensione e nella chiarezza delle buone intenzioni di questo articolo.

Insomma, lo ribadisco, ho sbagliato a non dirtelo (e anche non cercare di contattarti dopo) e sono sinceramente dispiaciuto… E ti ribadisco anche tutta la mia buona fede… ho dovuto “allargare” il servizio con queste immagini proprio per riuscire a far “reggere” fotograficamente il reportage che rischiava altrimenti di saltare o di diventare molto più stringato… insomma di fronte a questa possibilità ho deciso piuttosto di rischiare.

Ti chiedo ancora scusa. Quanto all’immagine nello specifico il mio poco obiettivo parere di autore e che sia una bella foto… e spero che in qualche modo questo abbia limitato un po’ i danni, ovvero il fastidio che ti ha inevitabilmente provocato… il mio era un tentativo di rendere omaggio al “mood” dell’evento e all’allegria del momento (in fondo era una festa, lo dice anche il nome no? blogfest, no blog-symposium, o blog-award-ceremony…) non volevo davvero strumentalizzare la tua bellezza.

Spero in qualche modo di aver recuperato un po’ e ti ringrazio davvero per aver reagito in maniera così intelligente e comunque gentile a uno sgarbo innegabile che ho fatto nei tuoi confronti… Ti lascio per qualsiasi ulteriore informazione e chiarimento il mio numero di telefono […]

Ho letto poi la discussione generatasi su FriendFeed (fra l’atro davvero molto interessante e “istruttiva” per me e per chi fa il mio lavoro…), ho deciso di risponderti privatamente perché mi sembrava doveroso e più opportuno.

Gradirei comunque farti delle scuse pubbliche anche per chiarire la mia posizione rispetto agli altri partecipanti, se lo ritieni quindi pubblica pure questa mail, o fammi sapere e nel caso sarò contento di lasciare un mio piccolo post.

Grazie per la tua attenzione e comprensione.

A presto

Andrea

Grazie ancora.

Owned, Bought e Earned Media: il caso Museum

Qualche giorno dopo aver pubblicato l’ebook "I Trucchi di una digital strategist" mi ha scritto Edoardo Ambrosini responsabile comunicazione di Museum, una marca di abbigliamento.

Mi ha fatto molto piacere leggere la sua email, è stata non solo gratificante ma soprattutto stimolante e quindi gli ho chiesto se potevo pubblicarla per condividerla qui sul blog.

Ciao LaFra, seguo il tuo blog da parecchio ormai e mi sono appena letto il tuo ebook.

Faccio il responsabile comunicazione di una linea di abbigliamento (giubbotti) di famiglia che si chiama MUSEUM e mi piace molto il mondo dell’online.

Leggendo il tuo ebook mi sono reso conto (con molta modestia 😉 ) che alla fine credo di aver creato una buona base di presenza on-line del brand di cui mi occupo.

Sito Internet: www.museumtheoriginal.com

Banner: dalla settimana prossima comincerà una campagna banner su luxgallery.it e menstyle.it

SEO: siamo ben posizionati (ma stiamo lavorando per posizionarci sempre meglio)

Social: www.facebook.com/museumtheoriginal pagina che aggiorno quasi ogni giorno con qualche notizia

Campagna offline: oltre ovviamente alla presenza del sito ho voluto inserire il QR code, codice che permette di connettersi al sito mobile museumtheoriginal.mobi dai telefonini di nuova generazione.

Inoltre sul sito vedrai la collaborazione che stiamo portando avanti con la Bradipo Travel Designer come esempio di co-marketing

E per finire su www.desiderantes.com puoi vedere i cortometraggi MUSEUM che abbiamo realizzato e che stiamo pubblicizzando su vari siti quali Yalp.it, Bestmovie.it, Movieplayer.it, ecc ecc

Non so perché ti dico questo. Forse è solo per condividere con te un mio pensiero come tu fai con i tuoi post sul blog.

Ciao e grazie dell’attenzione (se sei arrivata fin qui 🙂 ).

Devo ammettere che prima di questa email non conoscevo Museum ma dev’essere una carenza mia perchè su Facebook questo brand ha una fan page con più di 3000 iscritti

Ho apprezzato molto l’email di Edoardo soprattutto per due motivi:

  • Si è fermato per razionalizzare quello che è già stato fatto e per costruire una visione d’insieme della presenza online del brand
  • Ha sottolineato in più punti che si può sempre migliorare senza necessariamente stravolgere il lavoro svolto fino ad oggi e vanificare gli sforzi

Sembra banale ma per esperienza vedo spesso aziende che di fronte ad un ipotetico fallimento decidono di buttare via un intero progetto per ripartire da zero con uno nuovo quando a volte un’accurata analisi e un’impostazione strategica sono sufficienti per individuare le leve da attivare per ottenere dei risultati significativi (anche se altre volte sono proprio i risultati e i KPI che si vogliono raggiungere ad essere sbagliati, ma questo è ancora un altro discorso).

Complimenti Edoardo e grazie a te per avermi scritto.

I Trucchi di una digital strategist. Il mio primo Ebook.

Sì lo so, è da tanto che non scrivo, in molti me l’avete fatto notare. L’ultima tirata di orecchie l’ho avuta venerdì scorsa e così mi sono decisa "Pubblico l’ebook", così recupero in parte la latitanza dalla blogosfera di questa estate.

L’ebook, se così vogliamo chiamarlo, è l’aggregazione e l’arricchimento sia contenutistico che grafico dei tre trend della comunicazione pubblicati all’inizio di quest’anno.

Un’idea nata non da me per la verità ma da uno che di ebook se ne intende visto che il primo che ha scritto è ora un vero e proprio libro di carta:

Oggetto: ebook?

Perche’ non fai un pdf con i tre post sulla comunicazione digitale? secondo me dovresti. […]

E così ho fatto. O meglio, ho cercato di fare di più: ho unito i tre post ma ho cercato anche di approfondirli e di renderne più piacevole la lettura con esempi e immagini un po’ geek  e decisamente un po’ blonde, ma che possono aiutare a comprendere meglio il senso dei tre trend (o almeno così spero).

Mi sono quindi confrontata con Maurizio e i miei colleghi di deepblue per condividere gli approfondimenti dell’ebook, ho chiesto ad Enrico di controllarlo e di editarlo e a Laura di abbellirlo con le sue illustrazioni.

Ora tocca a voi leggerlo e dirmi cosa ne pensate.

Buona lettura!

Download di "I Trucchi di una digital strategist" (formato .pdf 3.4 mb)

Cannes Lions 2009: Going home

Proprio come un anno fa mi ritrovo a scrivere un post in treno durante il viaggio di ritorno da Cannes. Gli ho dato lo stesso titolo, cambiando solo l’anno, perchè se confronto questa esperienza con quella dell’anno scorso noto che molte cose non sono cambiate.

Proprio come un anno fa ho conosciuto persone a cui mi sono affezionata in pochissimi giorni e con cui ho condiviso pensieri e riflessioni ma soprattutto tante emozioni. Non me lo so spiegare ma a Cannes tutto si amplifica: i tempi, le sensazioni, le relazioni, si dilatano e si intensificano in modo quasi innaturale, o almeno questo è quello che provo io.

(eh sì, si trova anche il tempo per fare un pisolino)

Proprio come un anno fa ritorno a casa con la testa che mi scoppia per i mille pensieri che si accalcano l’uno sull’altro cercando di farsi posto e con la voglia di fare, di cambiare, di trasformare e di realizzare mille propositi diversi senza sapere bene da dove cominciare.

Proprio come un anno fa mi ci vorrà qualche giorno per riprendermi completamente dai ritmi di questa settimana, dove la voglia di non perdere nessun aspetto di questo evento, dai seminari ai party serali, ti porta

  • a dormire 4-5 ore per notte perché è davanti ad una birra (facciamo anche due, ok tre) che spesso scopri il lato umano dei leoni di Cannes;

  • a portare avanti e indietro un borsone con portatile, telefoni, fotocamere (e relativi caricabatterie), moleskine, moo cards per non correre il rischio di non riuscire ad appuntare e immortalare dettagli importanti;

  • a “metterti giù da gara” tutte le sere perchè su la Croisette ci sono tante di quelle belle ragazze che tu non vuoi assolutamente sentirti da meno.

 

Qualche differenza rispetto all’anno scorso c’è.

Come ho ripetuto a tutti quelli che mi chiedevano come mai fossi lì, quest’anno non ho partecipato a nessuna competition e quindi non sono tornata a casa come vincitrice ma solo come spettatrice di tante vittorie, e un po’ di invidia lo ammetto c’è stata. Ma è una sensazione positiva.

Non mi hanno rubato la fotocamera, anzi le fotocamere (compatta e reflex) e quindi ho diversi giga di foto, soprattutto delle creatività esposte e delle presentazioni dei relatori durante i convegni che mi serviranno per parlarvi di cosa è emerso di interessante dagli incontri a cui ho partecipato. Quelle scattate invece alle persone che ho incontrato e ad alcuni momenti e situazioni vissute a Cannes ho già iniziato a caricarle su Flickr e su Facebook.

Quest’anno sono andata “collaudata” e credo di aver vissuto questa settimana nel migliore dei modi con la voglia di incanalare quanta più esperienza possibile. Avrei voluto condividerla di più con coloro che non sono riusciti a venire postando di più nel tumblr dedicato ai Cannes Lions 2009 che ho aperto prima di partire, purtroppo il wifi era quasi tutto a pagamento e quindi non è stato così semplice ma cercherò di rimediare nei prossimi giorni.

Cos’altro aggiungere? Come ho scritto su Friendfeed quando sono ai Cannes Lions mi sento piccola piccola, ed è una sensazione piacevolissima perché quando torni hai voglia di vivere una vita alla grande.

La crisi come opportunità di comunicazione: il retail

Nel precedente post ho parlato di come la crisi economica possa essere vissuta non solo come una minaccia ma anche come un’opportunità, in particolare per la comunicazione.

Avevo citato casi di aziende come Coca Cola e Kellogg’s che hanno dato vita ad iniziative pubblicitarie legate alla crisi, in maniera diretta o indiretta, con il rischio di non essere gradite dai consumatori (mi riferisco in particolare al caso "Spot Coca Cola : Giulia e la crisi").

Avevo anche scritto che a mio avviso le aziende che hanno colto maggiormente questa opportunità sono quelle operanti nel retail che possono in questo contesto di crisi economica far leva su due aspetti ovviamente rilevanti per la categoria: la vicinanza al consumatore e la convenienza.

Durante il mio soggiorno londinese ho potuto notare e anche approfittare di alcune iniziative di catene molto note in UK.

TESCO "CHEAPER ALTERNATIVES"

Tesco ha creato all’interno del suo sito un’area dedicata alla ricerca di "alternative più economiche".

Basta navigare all’interno dello store online e cliccare, dove presente, sul link See Cheaper Alternatives! per visualizzare lo stesso prodotto di un brand diverso (generalmente la private label di Tesco) ad un costo inferiore e aggiungerlo nel carrello (seguono screenshot dalla demo in flash presente sul sito).

Questa iniziativa è stata promossa su diversi media tra cui una campagna banner "interattiva": passando sopra ai prodotti era possibile visualizzare la "cheaper alternative" di ciascuno e alla fine conoscere il totale di pounds risparmiati scegliendo le alternative più convenienti proposte da Tesco.

Le Cheaper Alternatives sono state anche inserite all’interno dei 6 consigli di Tesco per risparmiare quando si fa la spesa.

 A quanto pare queste iniziative hanno premiato Tesco che ha chiuso il 2008 con un +15.1% sulle vendite.

MARKS & SPENCER "DINE IN FOR £10"

Marks & Spencer con una certa periodicità lancia la promozione "Dine in for £10" dove con dieci sterline è possibile acquistare 

A MAIN MEAL

SIDE DISH

DESSERT

+

A BOTTLE OF WINE

per due persone tutto a dieci sterline.

Vi assicuro che come offerta è assolutamente conveniente e apprezzata da molti consumatori, sia considerando i prezzi del food in UK, sia considerando la catena che non ha mai puntato sul low cost. A questo proposito mi sento di dire che l’iniziativa è anche molto coerente con i valori del brand che non vuole svalorizzare la sua immagine di qualità puntando esclusivamente sulla leva prezzo ma che preferisce piuttosto parlare di una scelta efficiente, qualità e convenienza insieme.

SAINSBURY’S "FEED YOUR FAMILY FOR A FIVER"

Sainsbury’s ha lanciato la campagna "Feed your family for a fiver" ossia "dai da mangiare alla tua famiglia con cinque sterline" (fiver è una tipica espressione inglese che si potrebbe tradurre nel nostro "cinquino" o ai tempi della lira lo "scudo" che a quanto pare non si usa più da quando siamo passati all’euro).

Qui potete vedere il recente spot tv con il testimonial Jamie Oliver, noto chef inglese.

L’iniziativa è in questo momento anche oggetto di discussione nella community del sito di Sainsbury’s.

E IN ITALIA?

Anche in Italia alcuni retailer hanno unito all’interno delle campagne di comunicazione i due aspetti di vicinanza al consumatore e convenienza.

Ne sono un esempio la campagna di Coop "Come sarà il 2009?", in cui è chiaro il riferimento al periodo di crisi economica ma senza esplicitarlo come nel caso di Coca Cola,

Lidl che dopo aver sostituito le offertone della settimana con lo spot "Ogni giorno è speso bene" (dove si tenta di adottare dei codici di comunicazione più emozionali legati all’immagine della nuova famiglia italiana)

ha deciso poi di integrare nello spot entrambi questi due aspetti: spot "emozionale" + offerta della settimana.

Direi di fermarmi qui, sicuramente ci sono altri esempi di comunicazione molto interessanti nel comparto del retail nati in risposta al periodo di crisi economica, ne volete segnalare qualcuno?

Cosa ne pensate di quelli che ho citato? 

 

La crisi come opportunità di comunicazione

PREMESSA

Un paio di settimane Quasi un mese fa ho partecipato al Materacamp e come ho già detto su Friendfeed è stata un’esperienza indimenticabile sia per il luogo, sia per le persone, sia per il contesto, ossia la formula del barcamp.

Come molti di voi sanno i barcamp sono eventi organizzati da volontari e realizzabili grazie al contributo di sponsor pubblici e privati in cui non esiste un’agenda prefissata con relatori ed interventi, ognuno può decidere di fare uno speech: è sufficiente arrivare presto la mattina e attaccare un post-it con il proprio nome e il titolo dell’intervento sulla board vuota con gli slot orari disponibili.

Gli interventi dovrebbero essere inerenti il tema del barcamp che in alcuni casi è definito dalla natura stessa dell’evento (ad es. il Parmaworkcamp era dedicato ai rapporti fra il mondo del lavoro e il web, mentre al Wordcamp a Milano sabato scorso il tema era la piattaforma di blogging WordPress) o è indicato nel wiki. Il tema del Materacamp 2009 era come il web e la tecnologia possono aiutare l’economia a sconfiggere la crisi”, un argomento molto interessante di cui purtroppo non ho sentito interventi (va detto che sabato sono arrivata dopo pranzo quindi ho perso tutta la mattinata).

Qualcuno potrà dirmi: perchè non hai fatto un intervento tu? Avrei voluto ma mi sono ridotta all’ultima settimana e purtroppo non ho avuto il tempo di prepararlo. Ma il bello di internet e dei social media in particolare è la possibilità di prolungare “gli effetti” di un evento e quindi ve ne parlerò qui.

Il titolo del mio intervento sarebbe stato: La crisi come opportunità di comunicazione.

Non tutti i mali vengono per nuocere, anche la crisi economica.

In un momento in cui la maggior parte delle aziende vedono la crisi come una forte minaccia alla propria sopravvivenza altre cercano di sfruttarne gli aspetti positivi, un po’ come farebbe Pollyanna con il gioco della felicità (“The Glad Game”).

Ma cosa ci può essere di positivo nella crisi e perchè alcune aziende investono in comunicazione nonostante il periodo sfavorevole?

L’investimento pubblicitario è uno degli indici di “salute” di un’azienda.

Se un’azienda anche in periodi di crisi continua a pubblicizzare i suoi prodotti, viene percepita come solida e quindi in grado di mantenere uno standard di qualità verso i suoi clienti/consumatori. Questo è il punto di vista di Svetlana Gladkova che individua delle analogie tra questa crisi e quella degli Anni 30, la Great Depression, in cui le aziende che sono sopravvissute non sono quelle che hanno tagliato i costi di comunicazione ma quelle che hanno continuato a pubblicizzare i propri prodotti e a convincere i consumatori a sceglierli rispetto a quelli dei concorrenti che avevano smesso di “parlare” (under-advertised).

Il silenzio spaventa.

Nei periodi di recessione si respira ovviamente molta tensione: gli impiegati hanno paura di essere licenziati da un momento all’altro, i fornitori di non essere pagati, i consumatori di vedere un abbassamento nella qualità dei prodotti, gli azionisti di assistere al crollo delle quotazioni etc. e stare in silenzio non può che peggiorare la situazione. Comunicare in maniera diretta a ciascun target può da una parte rassicurarli nel caso in cui l’allarmismo non sia motivato dall’altra dà comunque un’immagine positiva all’azienda di trasparenza e di interesse nei confronti del sentiment dei propri pubblici di riferimento (per approfondire questo aspetto vi consiglio l’articolo "10 Ways to weather the storm").

Nel silenzio la tua voce si sente di più.

Se i tuoi competitor hanno deciso di tagliare gli investimenti in comunicazione non è detto che tu debba fare lo stesso. Se normalmente è difficile riuscire a farsi notare e sentire da parte dei propri clienti, il "silenzio" che si genera in tempi di crisi può diventare un vantaggio competitivo.

La crisi può diventare un leva di comunicazione pubblicitaria.

Alcune grandi aziende hanno dato vita a campagne incentrate sulla crisi come tema di comunicazione.

COCA COLA

"La Felicità a tavola"

In questo caso la crisi è un tema che entra a far parte della comunicazione stessa.

KELLOGG’S UK

In questo esempio invece Kellogg’s affronta il periodo di crisi con una comunicazione incentrata sull’acquisto efficiente: qualità e prezzo insieme.

100 Years of Kellogg's Corn Flakes, all for 10p a Bowl

Chi ha saputo a mio avviso trarre maggior vantaggio da questa opportunità sono tuttavia le aziende del retail, ma preferisco dedicare a questo fenomeno un post dedicato.

E un’opportunità per sperimentare l’utilizzo di nuovi media.

La necessaria riduzione dei budget di comunicazione in alcune aziende può essere vissuta come un’opportunità per sperimentare mezzi più efficienti e affini al proprio target e anche nelle aziende più restie ci si interroga su quale ruolo dare a internet nella propria strategia di comunicazione ma soprattutto di marketing.

Un esempio arriva dalla Russia dove Procter & Gamble che ha deciso di aumentare del 20% i propri investimenti pubblicitari online nel 2009

The official reason is simple and straightforward: Procter & Gamble believes they will be able to achieve similar or comparable results targeting online viewers but the expenses will be lower which is very important during the current global financial crisis. 

Per concludere non voglio dire che sto trattando il tema della crisi con superficialità e con il piglio egoista del comunicatore ma con cercare di affontarla con propositività e un pizzico di furbizia.

Cosa ne pensate?

 

AGGIORNAMENTO 30 MAGGIO 2009

Incorporo la conversazione generata su Friendfeed grazie al post-commento di Suzukimaruti

 

Dalla Big Thing alla Big Picture (Forum Ricerca e Innovazione 2009)

Venerdì mattina ho preso un treno insieme a Marco Massarotto e a Stefano Stravato diretto a Padova e più precisamente al Forum della Ricerca e dell’Innovazione.

Sono stata invitata come relatrice nella sessione La Comunicazione di prodotto e il Web 2.0.

Un’esperienza molto bella sia per la città che ho visitato per la prima volta sia per la sessione che vedeva oltre a me, Marco e Stefano anche Pepe Moder di Barilla e Frangino Lucarini di H-Art. La scelta dei relatori mi è sembrata molto ben riuscita essendo presenti rappresentanti dei principali attori della comunicazione: clienti, agenzie e media.

Il mio ruolo è stato quello di chiarire come il web 2.0 dovrebbe essere considerato come uno degli ambienti in cui le aziende si possono muovere online senza tuttavia trascurare gli altri, ossia i propri spazi come il sito corporate e i siti di prodotto, e quelli che è possibile "acquistare" come le campagne di display advertising e le partnership media.

Ho quindi sostenuto l’importanza di una visione d’insieme quando ci si relazione con internet (linko a questo proposito il secondo dei tre trend sulla comunicazione "secondo me") e la convinzione che non sia possibile innovare senza conoscere la realtà in cui si è presenti perchè si corre il rischio di "creare" qualcosa che esiste già o qualcosa di totalmente inutile.

Ho caricato la presentazione su Slideshare anche se molte considerazioni non sono presenti perchè le ho dette a voce. Ovviamente sono come sempre disponibile ad approfondire l’argomento 🙂

Intervista su Grazia: Facebook, la privacy e i tempi di reazione

Su Grazia di oggi è possibile leggere una mia intervista relativamente ai social network, in particolare Facebook, ai problemi legati alla privacy e ai tempi di reazione che gli utenti hanno nei confronti di tematiche a volte di natura etica, talmente ridotti (basta un click) da non rifletterci a sufficienza prima di esporsi personalmente.

Come ormai è ben noto a tutti, la sintesi non è un mio dono e ho sforato ampiamente il numero di battute concessomi, costringendo il povero Francesco della redazione di Grazia ad un’operazione di sintesi che ha portato a sacrificare ovviamente alcuni punti per dare risalto ad altri. 

Capisco i limiti della stampa e ovviamente li rispetto anche perchè non so in quanti arriverebbero alla fine dell’intervista nella sua versione estesa, meglio pochi concetti, chiari e sintetici piuttosto che lunghi appronfidimenti ricamati.

Per chi tuttavia è amante dell’arte del ricamo e dei dettagli ho pensato di pubblicare sul blog le domande e le risposte originarie così da estendere le riflessioni pubblicate nella rivista e raccogliere eventuali commenti.

Come sono cambiate le nostre vite con l’utilizzo di social network come Facebook?

Uno dei principali cambiamenti che ha portato Facebook nello specifico, è stato quello di far cadere la barriera che separava la nostra vita di tutti i giorni da quella che si viveva su internet con nickname o nomi fasulli per evitare la creazione di legami tra le nostre due identità, quella reale e quella virtuale. Nella pagina d’iscrizione Facebook ti chiede esclusivamente il tuo “Nome Completo” a differenza di community e forum dove è possibile registrarsi con un nickname o in alcuni casi addirittura più di uno.

Internet è quindi sempre meno lo strumento per creare il proprio alterego e sempre più l’ambiente ideale per dare un’immagine di sé più ricca e completa e un’opportunità per valorizzarla.

Perché c’è tutto questo bisogno di social network su internet?

Molti si iscrivono ai social network non per necessità ma per curiosità, per l’effetto moda, perché altri ti fanno sentire in colpa o in difetto se non lo fai. Il bisogno connesso al loro utilizzo sussiste soprattutto quando è legato al desiderio di trovare le proprie “affinità elettive” sia nella vita privata che in quella professionale.

I social network ci consentono di esprimere i nostri pensieri e le nostre passioni ma più di ogni altra cosa di condividerli con persone che dimostrino interesse e manifestino curiosità verso gli stessi.

Se ad esempio hai una passione per la fotografia e nella tua cerchia di amici non ci sono persone che la condividono puoi trovare in rete utenti con cui parlarne, scambiare consigli fino ad arrivare all’organizzazione di incontri dal vivo a riprova della caduta delle barriere tra vita online/virtuale e offline/reale.

A quali social network è iscritta?

Sono iscritta a tantissimi social network perché, un po’ per passione personale un po’ per esigenze professionali, mi piace provare ad usarli e capire se hanno delle opportunità di crescita o se al suo interno si nasconde una nicchia di utenti con caratteristiche comuni.

Quelli che utilizzo più frequentemente sono Facebook, Twitter e Friendfeed: Facebook, come strumento di dialogo e interazione con i miei amici, colleghi e familiari e come punto di aggregazione dei miei nuovi contatti; Twitter come servizio di aggiornamento pratico e veloce di quello che faccio (lo uso anche con il mio cellulare); Friendfeed come ambiente dove condividere passioni e interessi con quelle che considero le mie “affinità elettive”.

Secondo uno studio della University of Southern California, i tempi di reazione richiesti dai social network come Twitter e Facebook sono assai più brevi di quelli che richiederebbe la mente umana, soprattutto quando si tratta di temi legati all’etica (apprezzamento o partecipazione dolorosa di fronte a una storia). Lei condivide questa tesi?

Sicuramente la velocità della Rete può portare ad esprimere giudizi o semplicemente a schierarsi a favore o contro un tema in maniera frettolosa, magari accettando l’invito ad iscriversi ad un Gruppo senza capire bene prima quali sono i suoi obiettivi, o mostrando apprezzamento per un articolo cliccando sul bottone “like” leggendo solo il titolo e non l’intero contenuto.

Come sempre però il nemico in questo caso non è la tecnologia, l’elemento critico è il senso di responsabilità, è il suo uso consapevole.

Proprio per questo motivo è molto importante un’attività di sensibilizzazione da parte di chi ha questa consapevolezza, soprattutto oggi che non è richiesta una particolare capacità o formazione per utilizzare i nuovi media e il tempo di apprendimento si è drasticamente ridotto.

Privacy e social network, un rapporto non sempre facile. La Commissione Europea minaccia di dettare nuove regole ai social network se non proteggono la privacy, in particolare quella dei minori. Secondo lei esiste davvere un problema privacy legato ai social network? E se sì, come suggerirebbe di risolverlo?

Il problema esiste perché c’è una percezione molto superficiale dell’impatto che la presenza in rete può avere sull’identità di una persona.

In particolare per quanto riguarda i minori l’avvenuto abbattimento delle barriere tra identità reale e virtuale e l’uso massiccio dei social network può portare ad una visione distorta della vita, come se fosse possibile annullare alcune relazioni con un semplice click, e modificare il proprio profilo per renderlo più idoneo, accettabile e cool in un secondo.

La tecnologia consente già agli utenti di adottare una serie di misure per preservare la propria privacy, anche in questo caso il problema è legato soprattutto alla mancanza di un atteggiamento consapevole verso la gestione della propria identità online. In questo senso ha un peso rilevante il fatto che sia crollata anche la storica trasmissione del sapere da una generazione all’altra visto che i figli sono tecnologicamente più esperti dei genitori.

Le istituzioni dovrebbero affiancare l’adozione di misure normative volte a proteggere la privacy a progetti in grado di educare i giovani ad un uso veramente responsabile dei media digitali e di sensibilizzare e incentivare le aziende a rendersi promotori di queste iniziative.

Vi giuro che ho cercato di essere quanto più sintetica possibile, ce ne sarebbero di ricami da fare su questi temi.

Ma non vi preoccupate, oggi mi fermo qui!

Voi invece cosa aggiungereste?

PS Grazie a Francesco, professionale e disponibile (o meglio paziente) come sempre 🙂

Le Social Moo Cards

L’anno scorso, più precisamente a settembre, vi avevo parlato della mia intenzione di stampare delle moo cards con le mie adorate Foto Faccioni.

Chi mi conosce e/o mi segue nei diversi social media sa che quella intenzione è diventata azione e che tanti faccioni sono diventati soggetto delle mie prime Moo Cards.

Molti di voi sono in questo momento dentro a portafogli, portabiglietti da visita, tasche dei pantaloni, taschini di giacche, sacchi della spazzatura, etc di persone provenienti da diverse parti del mondo.

Le mini moo cards sono state un successo, tutti erano piacevolmente sorpresi quando tiravo fuori la mia scatoletta bianca (il contenitore dentro al quale vengono spedite le cards) e chiedevo di scegliere quella che preferivano.

Gli elementi maggiormente apprezzati sono stati:

  • il formato: le dimensioni sono diverse da quelle dei classici biglietti da visita professionali
  • la varietà: le moo cards sono diverse l’una dall’altra quindi è possibile scegliere la preferita
  • il tono informale: le informazioni presenti sono nickname (LaFra), nome e cognome (Francesca Casadei) per essere rintracciabile su Facebook, url del blog (www.lafra.it) e frase personalizzata (a digital strategist in the shoes of a blond)
  • la componente fotografica: le foto faccioni 🙂

Se le prime tre componenti sono solitamente comuni a tutte le mini moo cards, l’ultima rappresenta il mio “trademark”, e ne vado fiera 😉 . Oltre ad essere considerate alla loro maniera originali, le moo cards con le foto faccioni hanno anche una loro utilità: mi piacerebbe pensare che tutti quelli che incontro si ricorderanno di me dopo avermi conosciuta ma credo che dare una card con una mia foto sia d’aiuto alla memoria, soprattutto in occasione di eventi / barcamp / convegni dove vengono scambiati decine di biglietti da visita.

E qui, ad un certo punto, è subentrato il mio senso di colpa: le persone guardando la moo card si ricorderanno di me, ma quel poveretto che mi è accanto? Spesso mi dilungo a spiegare chi è, conoscendo tutti i soggetti in maniera più o meno approfondita ma dubito che a distanza il possessore della moo card riuscirà a ricordarsi ciò che ho raccontato (scusate la parentesi cinematografica ma questo lato della socialità mi ha fatto venire in mente Britney Jones quando si ricorda la regola "presentare la gente con particolari interessanti")

Allora ho deciso di trasformare le mini moo cards in uno strumento di networking e di creare le SOCIAL MOO CARDS:

  • ho rinominato tutte le foto faccioni in modo che avessero tutte questo titolo: Foto Faccioni: [nome] e LaFra dove [nome] può essere il nickname o il nome+cognome della persona ritratta, l’importante è che cercando su google quel [nome] sia possibile rintracciarlo
  • ho taggato tutte le foto faccioni con il tag “faccioni”
  • ho ristampato le moo cards selezionando tutte le foto con “tag” faccioni e sostituendo la descrizione personalizzata con il titolo della foto (una delle modalità automatiche messe a disposizione).

Quando incontro qualcuno e voglio lasciargli una moo card non gliela faccio più scegliere ma la seleziono io a seconda delle sue caratteristiche e della persona che oltre a me potrebbe essere interessato a conoscere.

La moo card servirà quindi per presentare me, ma anche la persona che è insieme a me: se volesse conoscere un esperto di videogames potrei scegliere la card con Kurai, se mi chiedessero un bravo videomaker darei la card con Biccio, e così via.

Ho fatto questo giochino sociale con Sara Maternini che, ovviamente, conosceva praticamente tutti i miei contatti: le ho dato la moo card con Markingegno perchè mi ha detto di non averlo mai conosciuto personalmente.

Sara Maternini con una Social Moo Card

La Social Moo Card

Un’idea altruista? No un’idea social e in quanto tale altruista ed egoista insieme, perchè dare agli altri ci mette nelle condizioni di ricevere più facilmente in termini di conoscenze, di contatti, etc.

Le social moo cards, ad esempio, oltre a dare visibilità alla persona foto faccionata, comunicano alcuni aspetti di me che potrebbero essere importanti per il mio interlocutore:

  • sono una persona socievole
  • mi piace conoscere gente nuova
  • ho già un network di conoscenze
  • conosco le persone del mio network (network qualificato, non composto da nomi e job title senza una vera identità)

Piccola parentesi gossipara: nei prossimi giorni mi impegnerò al fine di aggiungere un ulteriore punto a questo elenco, conoscere VIP! Domani sarò infatti al super party esclusivo di Virgin Active grazie all’invito di Zio Burp e dopodomani alla festa di Nokia Music e in entrambi sono previsti celebrities di ogni genere. Lascerò che il talento di Julia Allison si impadronisca di me e tenterò, grazie all’aiuto degli altri amichetti invitati, di scattare foto faccioni con i VIP (ora non vorrei dire, ma ve la immaginate la faccia della mia nonna se faccio una foto faccioni con Marco Columbro? 😉 ).

Scherzi e VIP a parte e tornando "seri", cosa ne pensate dell’idea delle social moo cards? Potrebbe essere declinabile anche su biglietti da visita ordinari? 

Secondo me potrebbe essere una buona idea per i siti di social network professionali come Linkedin e Xing dare la possibilità agli utenti di stampare dei biglietti da visita con i contatti del proprio network, magari in partnership con Moo.

Altro delirio mentale o spunto interessante?

Appunti londinesi tra family, friends and brands

Quest’ultimo weekend l’ho trascorso nella mia adorata Londra, diciamo un altro long weekend londinese se consideriamo che sono tornata martedì.

Se prima anche un classico fine settimana da venerdì sera a domenica sera mi bastava ora, dopo averci vissuto quattro mesi, ho affetti che vanno al di là di quelli familiari e sono “costretta” a pianificare weekend più lunghi.

Il motivo principale del mio viaggetto era lo “spupazzamento” (dal verbo "spupazzare" 😉 ) del mio nuovo nipote (figlio di mio cugino per la verità, ma essenzialmente un nipote).

Eccomi praticamente appena sveglia (ossia senza trucco) con l’adorabile pupo addormentato tra le mie braccia.

Cuore di zia (seppiato)

Motivi secondari, ma non per questo meno importanti, il voler vedere alcuni colleghi, alcuni amichetti italiani

Due Fra Ca[etc] a Londra

e lo shopping (ribattezzato SHOePPING visto che mi sono portata a casa quattro paia di scarpe).

SHOePPING londinese

Nel set dedicato al weekend su Flickr ho inoltre aggiunto scatti in apparenza senza senso, in realtà si tratta di “appunti fotografici” in quanto mi servono per ricordarmi di cercare informazioni sugli oggetti fotografati.

  1. I gusti "Crispy Duck & Hoisin" e "Fish & Chips" delle patatine Walkers

Walkers VOTE FOR ME

Gli inglesi sono grandi consumatori di patatine in busta e quando da noi esistevano come varianti di gusto solo “paprika” con le Più Gusto e “formaggio” con le Dixi, gli inglesi potevano già scegliere tra “Cheese & Onion”, “Salt & Vinegar”, "BBQ" (barbecue), "Prawn Cocktail", etc.

Uno dei brand di patatine più conosciuti è Walkers il quale ha deciso di coinvolgere direttamente i consumatori nella invenzione e nella scelta del nuovo gusto da aggiungere alle 13 varianti già presenti.

L’iniziativa "Do us a flavour" (basato sul gioco di parole "Do us a favour" ossia "Facci un favore"), partita l’estate scorsa, è entrata a inizio anno nella seconda fase.

La prima prevedeva l’invio da parte degli utenti di proposte per il nuovo gusto delle patatine e la votazione da parte degli utenti.

La seconda consiste nell’individuazione dei finalisti e la creazione di una short list per la votazione. 

Questi sono i gusti finalisti

Walker Flavours Contest

è possibile votare Online, via mobile (SMS o mobile site), via email o su Facebook.

Ho assaggiato il gusto Chili e Chocolate e non mi è piaciuto (bleah); in aeroporto ho comprato i due gusti che avete visto sopra, vediamo come sono 🙂

Il premio per il vincitore?

Not only does the winner get bragging rights as the taste’s inventor, but they also receive 50,000 pounds in prize money and 1% of future sales in the new product – an unique opportunity to truly feel apart of the Walker brand. [via pskf]

Un case study davvero interessante, cercherò di riprenderlo in futuro e di dettagliarlo raccogliendo un po’ di numeri.

Altri appunti che voglio approfondire sono il Personal Stylist di GAP

GAS Personal Stylist

su cui da una veloce navigazione non ho trovato informazioni in rete, e la macchina mediatica che vive dietro al Red Nose Day di Comic Relief di cui qui vedete il cd dell’edizione di quest’anno con il singolo e il video del cortometraggio.

Comic Relief 2009 CD Single

Anche questo in quanto appunto andrà approfondito 🙂